Protesta dei genitori dei ragazzi che frequentano l’Istituto per ciechi ‘Martuscelli’ di Napoli e dei dipendenti della struttura preoccupati per il futuro dei loro figli e per il proprio posto di lavoro. L’Istituto rischia infatti la chiusura. Alla base del ridimensionamento delle attività dell’Istituto, la ”drammatica” situazione debitoria che ha portato il Miur a deliberare, lo scorso novembre, per la non approvazione del consuntivo 2013 e del bilancio di previsione 2014. Secondo quanto riferito, l’Istituto ha un deficit di circa 6 milioni di euro. ”Chiediamo – spiega Toni Nocchetti dell’ Associazione ‘Tutti a scuola’ – la revisione dello Statuto dell’Istituto, lo scioglimento del Consiglio di amministrazione e la successiva nomina di un commissario. Il Martuscelli – ha aggiunto – è da anni stretto nell’abbraccio mortale tra Miur e Cda, presieduto da un componente dell’Unione italiana ciechi, che ha trascinato la struttura da ente di cui essere orgogliosi a ente di cui vergognarsi”. Il Cda del Martuscelli è composto, accanto all’Unione italiana ciechi, da rappresentanti delle istituzioni locali e da benefattori. Oggi, anche a causa delle difficoltà economiche della struttura, sono ”solo” 20 i ragazzi seguiti, ma – come raccontato da loro stessi – le attività ”si sono drasticamente ridotte col passare degli anni”. La struttura è l’unico istituto del Mezzogiorno che si occupa specificamente dell’istruzione e della formazione dei non vedenti dai 5 anni fino all’età universitaria. ”Ai nostri figli – affermano i genitori – è negato il diritto allo studio. In una scuola normale – aggiungono – il disabile è uno fra i tanti, mentre qui si realizzavano percorsi specifici in base alle singole esigenze”. Allarme anche tra i 43 dipendenti del Martuscielli che da sei mesi non percepiscono lo stipendio. ”Abbiamo più volte – sottolinea Ornella Petillo dell’Ugl – chiesto tavoli alle istituzioni coinvolte, ma non abbiamo ottenuto risposte. Questo Istituto è l’emblema della politica dei tagli lineari del governo. Il Martuscelli – evidenzia – non vuole vivere di assistenzialismo, chiediamo un piano aziendale visto anche l’ingente patrimonio di cui è possessore e che potrebbe essere reinvestito in attività sociali”. Secondo i numeri forniti, l’Istituto vanta un patrimonio immobiliare pari a 50 milioni di euro. (A