Per anni sono stati considerati lavoratori privilegiati, sicuri, senza problemi. Oggi Ikea getta via la maschera e dopo aver disdettato il contratto nazionale e, pochi giorni fa, quello integrativo, fa ulteriore chiarezza: serve un sacrificio dei lavoratori. “E’ strano – afferma Giuseppe Rocco, rsa Fisascat – Cisl – considerando che l’Ikea è un azienda in crescita. I maggiori ricavi secondo noi li ha avuti proprio in questi anni di crisi. Tra l’altro pare proprio che sia in procinto di aprire nuovi punti vendita. E’ mai possibile che si debbano ammortizzare sulle spalle dei lavoratori i costi di un ampliamento aziendale? La dirigenza sembra sia decisa a mettere le mani sulle maggiorazioni salariali in caso di lavoro domenicale o in giornate festive che, tra l’altro, diventerebbe obbligatorio e non più facoltativo. Si parla poi di revisioni su premio di produzione e premio di partecipazione, oltre che di aggiustamenti addirittura su voci fisse della busta paga come il premio aziendale. La novità più importante, però, forse è un altra. Ne ha scritto “Il Manifesto” in mattinata, parlando di “una pratica da far invidia a Marchionne e degna dei padroni delle ferriere e dei latifondisti di inizio novecento.” In realtà a parlarne sono anche i lavoratori. Ikea ha incrementato in maniera esponenziale la formazione di lavoratori internali che dovrebbero, verosimilmente, sostituire, o quanto meno intimidire, chi oggi ha deciso di scioperare. “Rispetto alla norma, abbiamo notato un incremento notevole di formazione per lavoratori interinali che, evidentemente, facciamo fatica a non ricollegare alla nostra mobilitazione e alle nostre rivendicazioni – ha specificato Giuseppe Rocco – “

Luca Leva

Giulia Ambrosio

 

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