L’Italia torna nel mirino dell’Ue per le discariche. Dopo la multa milionaria per quelle abusive, la Commissione ha deciso di proseguire con la procedura d’infrazione che riguarda i siti operativi che si sarebbero dovuti mettere in regola entro il 2009. Ce ne sono almeno 50, infatti, che sei anni dopo non sono ancora a norma, di cui uno contente anche rifiuti pericolosi. Bruxelles ha quindi deciso di inviare un secondo parere motivato all’Italia, che ora ha due mesi per rimediare o rischia di nuovo la Corte Ue. Le discariche legali che erano operative nel 2001, quando è entrata in vigore la direttiva Ue su questi siti di smaltimento dei rifiuti, avrebbero dovuto chiudere o adeguarsi alle nuove norme europee entro il 16 luglio 2009. Secondo i dati di Bruxelles, a settembre dello stesso anno almeno 187 discariche continuavano ad operare non in regola, ed erano ancora 102 nel 2011, di cui 3 con rifiuti pericolosi. La Commissione Ue ha quindi deciso nel febbraio 2012 di avviare una procedura d’infrazione inviando una lettera di messa in mora, a cui ha poi fatto seguito, come secondo passo, un primo parere motivato il 22 novembre 2012. Dopo la multa milionaria comminata dalla Corte Ue lo scorso dicembre per le discariche abusive, Bruxelles ha deciso di rivedere i termini di quest’altra procedura sulle discariche non a norma. Da qui la scelta di non passare subito al deferimento alla Corte Ue, ma di inviare un secondo parere motivato che ha ridefinito le inadempienze non coperte dalla precedente condanna. Un paese non può infatti essere condannato due volte per lo stesso mancamento nella trasposizione della legislazione europea. Restano oggi, secondo i dati Ue, almeno 50 discariche ancora non a norma, di cui una con rifiuti pericolosi. Ora l’Italia ha due mesi di tempo per notificare alla Commissione le misure prese per porre rimedio alla situazione, altrimenti sarà ancora una volta rinviata davanti alla Corte di Lussemburgo e, in ultimo, rischiare un’ulteriore multa.