I lavoratori sono da tempo in cassa integrazione. L’amministratore aziendale intasca 25mila euro al mese. Sembra una tipica storia di capitalismo all’italiana. Invece è la vicenda, tragicomica, che vede protagonisti i “poveri” dipendenti di tre società sotto sequestro del gruppo Ragosta e il “ricco” commercialista Domenico Dabbasso. I “poveri” vivono con 800 euro mensili. Il “ricco” beneficia di uno stipendio annuo di 300mila euro. Ne ha messi in saccoccia già 75mila euro. Il via libera al pagamento è arrivato dal tribunale di Napoli (giudice Bruno D’Urso). Una decisione che giustamente ha scatenato la reazione dei lavoratori. Hanno inviato una lettera di “sdegno” al giudice e hanno proclamato lo stato di agitazione. “Siamo pronti a scioperare”, fanno sapere le maestranze. Che aggiungono: “Bisogna porre fine a una situazione inaccettabile. Noi facciamo la fame e chi amministra le aziende percepisce uno stipendio d’oro”. Nei mesi scorsi lo stipendiato dorato è stato incaricato dal giudice Dabbasso di gestire la Immobilgest Re, la Immobilgem e la Poligest dopo i guai giudiziari del proprietario Fedele Ragosta, coinvolto in diverse inchieste dalla Dda di Napoli. In questi casi, oltre alle misure cautelari personali, scatta anche il sequestro preventivo dei beni dell’indagato, aziende comprese. Il magistrato nomina degli amministratori giudiziari. A quanto pare le tabelle professionali dei commercialisti imporrebbero un compenso di 1,8 milioni di euro. Incredibile. E i dipendenti? Pensando a loro viene in mente la memorabile scena dei “Vitelloni” di Fellini, quando Alberto Sordi fa una pernacchia e il gesto dell’ombrello ad alcuni operai che stanno lavorando in strada.
Mario De Michele