E’ a un punto di svolta la trattativa tra il Ministero dello Sviluppo Economico, i sindacati e la multinazionale indiana Titagarh per la vendita di Firema, azienda che produce carrozze ferroviarie, con stabilimenti a Caserta, Milano, Spello (Perugia) e Tito (Potenza), amministrata dal 2010 da un commissario nominato dal Governo il cui mandato è ormai scaduto. L’otto luglio prossimo, se non verrà ultimata la cessione, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere potrebbe dichiararne il fallimento; 500 i lavoratori a rischio. All’alba di oggi la trattativa, protrattasi ininterrottamente per quasi 48 ore, si è interrotta dopo che l’azienda indiana non è stata in grado di fornire garanzie sul fronte occupazionale e dei livelli retributivi. Il rappresentante di Titagarh ha ribadito la proposta di portare gli addetti da 500 a 340 ma dei 160 lavoratori in esubero già annunciati, 80 potrebbero rientrare entro otto settimane con contratti a termine per poi essere stabilizzati, sempre che arrivino le commesse, entro un anno; per gli altri 80 che invece dovrebbe uscire definitivamente, si prevede una possibile collocazione in altre aziende, come la napoletana Adler (ha sede a Ottaviano), che fa parte con Titagarh, con una quota del 10%, della cordata acquirente. Inoltre l’offerta di acquisto prevede anche un taglio delle indennità di secondo livello. Oggi e domani ci aranno ulteriori incontri. “Chiediamo maggiori garanzie – spiega il dipendente Giovanni Ianniello, delegato Fiom-Cgil – gli acquirenti ci stanno mettendo alle strette anche perché il tempo che manca per evitare il fallimento è ormai scarso. L’organico aziendale, così come è adesso, è adeguato alle commesse che abbiamo; chiediamo che il Governo faccia la sua parte anche perché abbiamo già fatto troppi sacrifici negli ultimi anni e abbiamo perso molto tempo negli ultimi mesi dietro a offerte poco serie come quella di Blutec”.

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