Ultima udienza del processo che vede imputato, insieme a Walter Lavitola, Silvio Berlusconi per la compravendita di senatori che, secondo l’accusa, sarebbe stata alla base della caduta del governo Prodi. Ieri ci sono state le arringhe dei legali dell’ex cavalieri. Oggi tocca ai Pm ribattere e poi in serata è attesa la sentenza. Il pm Henry John Woodcock ha fatto ricorso ad argomenti relativi alle norme civilistiche nel suo intervento. “Siamo di fronte – ha detto – in fondo, a un banale contratto illecito, una questione di vile pecunia, di scambio, di baratto tra soldi e tutto ciò che rientra nella funzione parlamentare”. Woodcock ha sostenuto che in questa vicenda “i motivi politici rimangono sullo sfondo”. Per chiarire il concetto, come esempio il pm ha ricordato episodi della storia come il delitto Matteotti e alcuni atti rivoluzionari: “Chi può negare che vi siano stati motivi politici? E ciò elide la rilevanza penale? io dico no”. Woodcock si è inoltre soffermato sull’articolo 318 del Codice penale secondo la formulazione fatta nel 2012 in cui si parla di “asservimento” della funzione pubblica. I legali della difesa sostengono infatti che non può essere applicato in questo caso in quanto emanato in un periodo successivo ai fatti contestati. Tale asservimento “era punibile prima della legge del 2012? O era penalmente irrilevante? Questo è il quesito che il Tribunale dovrà sciogliere – ha detto il pm – Quanto agli elementi emersi nel corso del processo le strade portano in una unica direzione: la compravendita”. Il pm Fabrizio Vanorio ha sottolineato che la sentenza “farà giurisprudenza perché è il primo caso in cui si affronta il tema della corruzione parlamentare”.
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