“Quest’asse da stiro me la pago io”: sdegnata per i costi dei lavori di ammodernamento di Downing Street, una frugale Margaret Thatcher si offrì di sborsare di tasca propria le 19 sterline messe in conto ai contribuenti per un banale accessorio domestico. E’ una ‘Lady di ferro’ privata e meno di ferro di quanto non si pensasse finora

quella che emerge dagli archivi nazionali britannici a pochi giorni dal debutto nelle sale di ‘Iron Lady’, la biografia cinematografica con Meryl Streep. I documenti risalgono al 1981 e sono stati declassificati allo scadere dei 30 anni: ne viene fuori uno spaccato della storia recente del Regno Unito che induce a singolari paralleli con quella dell’anno che si è appena concluso.

Riots (scontri), disoccupazione alle stelle, austerity finanziaria ma anche un ‘Royal Wedding’ per far sognare i sudditi. Quest’anno il primo ministro Tory David Cameron ha rifatto cucina e bagni di Downing Street a un costo di 64 mila sterline (metà a spese del contribuente) ma tre decenni fa la Thatcher andò su tutte le furie quando seppe che i lavori di ammodernamento di Downing Street erano costati 1.736 sterline, di cui 464 per nuove lenzuola, 123 per rilucidare i mobili e 19 per l’asse da stiro incriminata.

La Lady di Ferro, al pari di un funzionario che le aveva fatto le pulci, non riusciva a credere che si fosse speso tanto e annotò di suo pugno accanto alla lista delle spese: “Denis e io usiamo solo una camera da letto. Il resto può andare in magazzino. Pagherò io per l’asse da stiro”. Le polemiche erano nate sullo sfondo di un paese dilaniato da gravi tensioni sociali. Il seme dei riots di giovani disoccupati, partito da Brixton nel sud di Londra, aveva contagiato Manchester e Liverpool in feroci battaglie tra manifestanti e polizia.

Il cancelliere dello Scacchiere Geoffrey Howe invitò Downing Street ad abbandonare la città dei Beatles a un “declino pilotato”. Non bisognava usare questo termine neanche in privato, aveva però avvertito Howe: “Troppo esplosivo politicamente”. Intanto in Ulster dieci repubblicani impegnati in uno sciopero della fame (tra questi Bobby Sands) avrebbero perso la vita in carcere nella loro campagna per farsi riconoscere come interlocutori politici.

Il governo della Thatcher restò così scosso dalla morte dei primi quattro che cominciò a considerare in privato la possibilità di un ritiro britannico dall’Irlanda del Nord e il primo ministro autorizzò personalmente concessioni per por fine alla protesta: l’offerta fu però respinta dai leader dell’Ira.

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