“L’Italia ha eccellenze assolute in materia di tutela, assai meno in valorizzazione. Il sistema andava cambiato. I direttori avranno tre missioni: riappropriarsi dei progetti scientifici, basta con le mostre chiavi in mano proposte dalle società esterne. Secondo: modernizzazione del museo, oggi un visitatore chiede di vivere un’esperienza culturale, la possibilità di trascorrere un’intera giornata tra visita, bookshop, ristorazione, laboratori, multimedialità e servizi. Terzo: lavorare come una squadra perché la forza dell’Italia sono i 400 musei statali sul territorio che devono formare un sistema”. Lo afferma il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini in un’intervista al Corriere della Sera in cui difende le nuove nomine. “I sette nuovi direttori stranieri indicano come l’Italia sia finalmente entrata nel circuito internazionale dei musei. E i quattro italiani che rientrano sono un ottimo segnale mentre tanti cervelli fuggono di qui”, dice Franceschini. “Abbiamo scelto i migliori, con una procedura trasparente, guardando l’esperienza e i curricula, indipendentemente dalla nazionalità”. “Non si capisce perché si debba scegliere tra tutela e valorizzazione. L’80% dei 400 musei italiani non ha un bookshop. Solo 4 hanno un ristorante”, osserva il ministro. “So bene che i funzionari del ministero che hanno diretto i musei l’ hanno fatto con grande professionalità e poche risorse. A loro sono grato, ma serviva un salto di qualità per adeguarsi agli standard dei grandi musei internazionali anche nella scelta dei direttori. Oggi si gira pagina, si cambiano le regole e si va verso un nuovo modo di concepire il museo italiano”.

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