Ci sarebbero alcuni indagati per il crollo del ponteggio a Piedimonte Matese (Caserta) davanti alla Basilica dedicata a San Marcellino che è costato la vita il 31 ottobre a due operai ed ha provocato il ferimento di un terzo. Si tratterebbe di personale delle imprese che stavano effettuando i lavori e di alcuni responsabili del cantiere.
Il fascicolo apertto dal pm di Santa Maria Capua Vetere Carlo Fucci è per omicidio colposo plurimo. Intanto dalle indagini effettuate dai carabinieri della Compagnia di Piedimonte e da quelli del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Caserta stanno emergendo ripetute violazioni nell’ esecuzione dei lavori. Subito dopo la tragedia fu accertato che nessuno dei due operai morti indossava caschi ed altri strumenti di protezione. Il loro utilizzo sarebbe stato comunque inutile vista l’altezza da cui sono caduti, oltre 15 metri. Gli investigatori hanno anche accertato che due dipendenti su quattro presenti sul posto erano in nero e che le opere erano autorizzate. Uno dei due lavoratori morti, Antonio Atzeri, 56 anni di Casoria (Napoli), non aveva alcun contratto di lavoro. Stessa situazione per il nipote, presente sul posto, che è rimasto lievemente ferito. Erano invece regolarmente assunti alla “Alma Service” di San Potito Sannitico (Caserta) impresa che si è aggiudicata l’appalto della Diocesi di AlifeCaiazzo per i lavori di adeguamento e messa in sicurezza della Chiesa, danneggiata dal sisma del dicembre 2013 l’altro operaio deceduto, Tammaro Albino, 48 enne di Gioia Sannitica (Caserta), ed un quarto lavoratore. Il cantiere, inoltre, non doveva neanche aprire, in quanto i lavori erano stati sospesi dal Comune. Il 27 ottobre una comunicazione era stato inviata dal sindaco Vincenzo Cappello alla Curia per la mancanza da parte dell’ “Alma Service” di specifiche attestazioni richieste dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali. Oggi si è svolto l’esame esterno sui cadaveri delle due vittime, che ora verranno consegnate ai familiari per i funerali.