«Fiducia nelle istituzioni, che hanno assunto pubblicamente impegni precisi, e unità della Chiesa campana sulla questione ambientale». Sono l’eredità preziosa, secondo il vescovo Antonio Di Donna, dopo la Giornata del creato tenutasi ad Acerra lo scorso 26 settembre. Perciò, alla vigilia della 65esima Giornata nazionale del ringraziamento – che celebrerà domenica 8 novembre nella Cattedrale di Acerra alle 11.30 insieme agli agricoltori, sul tema della Cei “Il suolo, bene comune” – il presule è soddisfatto e ottimista per il futuro, anche alla luce di quanto ribadito dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, all’Expo di Milano lo scorso 19 ottobre. Il 26 settembre ad Acerra, la Chiesa campana si è dimostrata ancora una volta «unita nel farsi carico del dramma umanitario ambientale della nostra regione». Perciò, Di Donna afferma che «la quasi totale partecipazione dell’episcopato campano alla giornata, al termine di un cammino che ha coinvolto nel 2015 diverse diocesi e molte realtà ecclesiali, è la prima eredità, un valore da non disperdere né dimenticare». Del resto, ci tiene a sottolineare il vescovo, lo stesso De Luca ha «riconosciuto» l’importanza di «un’iniziativa di grande presenza civile» e un segno di «speranza». In quel giorno, i vescovi della regione hanno concluso ad Acerra il cammino di educazione Chiamati a custodire il creato: la vita e il bene comune, promosso nel 2015 dalla Conferenza episcopale campana. Tre diversi momenti di festa, impegno civile e preghiera. Al Teatro Italia, la mattina, più di mille studenti hanno interrogato i sindaci della diocesi chiedendo futuro e speranza. Il pomeriggio – a Piazza Castello davanti a numerosi giovani, famiglie, autorità militari e civili – Chiesa e istituzioni hanno confermato e rilanciato, ognuno per il suo campo, la collaborazione per il bene dell’uomo, centro del vero sviluppo; la sera, in Cattedrale, la preghiera di lode e la richiesta di perdono alle nuove generazioni per i danni ambientali. Di Donna è fiducioso per gli «impegni che le istituzioni hanno assunto» in piazzale Renella, in particolare «la Regione Campania nella persona del governatore De Luca». Al dibattito avevano partecipato anche il procuratore di Nola, Paolo Mancuso, e il presidente dei vescovi campani e arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, mentre alcuni esponenti della società civile avevano letto le attese della gente. E in quella occasione, proprio De Luca si è impegnato concretamente a ricostituire «in poche settimane» il registro dei tumori; ad avviare le bonifiche, dopo aver ammesso che su questo punto «fino ad ora non è stato fatto niente»; a lanciare un piano serio di monitoraggio ambientale e smaltimento delle ecoballe, dichiarando la propria disponibilità, insieme a Mancuso, per la partecipazione di cittadini nel controllo della qualità dell’aria, che lo stesso De Luca ha riconosciuto in parte «inquinata»; e a sostenere l’agricoltura. Impegni ribaditi qualche settimana dopo all’Expo di Milano, con il progetto “Campania Trasparente”, e in un incontro a Roma con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. «Di fronte a questi veri e propri impegni assunti – precisa Di Donna – dobbiamo dare il tempo alle istituzioni» rispetto a quelle «istanze permanenti, frutto di un cammino lungo di maturazione», presentate dalla società civile il 26 settembre ad Acerra, e cioè «la richiesta di garanzie su salute, inquinamento e rilancio dell’agricoltura», appunto. Ma la fiducia accordata, non è una cambiale in bianco. «La Chiesa continuerà a mantenere alta la vigilanza, confortata e in obbedienza al magistero (il riferimento è all’enciclica di Papa Francesco, Laudato si’, sulla cura della casa comune, pubblicata lo scorso giugno, ndr)», afferma il vescovo, che subito ribadisce: «Io credo che noi dobbiamo dare tempo e fiducia alle istituzioni: è chiaro che, a medio termine, andrà fatta una verifica di quanto e come è stato fatto di quello promesso». E a breve? «Noi manterremo alta la vigilanza sulla questione ambientale», precisa il presule, che non rinuncia però a sottolineare «alcune zone d’ombra» su quella «operazione verità» che egli stesso chiede da quando è arrivato ad Acerra. «Se i 500 milioni chiesti a Renzi dal governatore De Luca serviranno a rimuovere le ecoballe (lo ha detto De Luca il 26 settembre, ndr), quali risorse saranno destinate alle bonifiche, visto che alcuni territori attendono da anni di essere ripuliti (vedi ad Acerra Calabricito, ndr)», si chiede Di Donna, che incalza: «E l’aria? Dobbiamo credere ai dati diffusi dalle associazioni ambientaliste, per i quali ad Acerra, nel 2015, molto prima che l’anno termini, ci sono già stati 59 sforamenti sul livello d’inquinamento contro i 35 previsti dalla legge?». E, in ultimo, l’inceneritore, intorno al quale non sono mai stati fugati i tanti dubbi, non solo dei cittadini di Acerra ma anche di esperti scienziati, in merito all’impatto ambientale, al funzionamento e soprattutto al suo ruolo nel piano regionale di smaltimento dei rifiuti. Lo stesso De Luca ha ribadito il 26 settembre che non ne costruirà altri, senza però spendere neanche una parola su quello di Acerra. Perciò, anche se siamo ancora sul piano della suggestione, dalle parole del vescovo Di Donna traspare il timore che, nonostante il governatore lo abbia più volte escluso, ci possano essere da più parti tentativi inespressi di aumentare la quantità di rifiuti da bruciare in quell’impianto. «Abbiamo già dato», è la risposta secca del presule, per il quale «Acerra è satura e non sopporterebbe ulteriori carichi ambientali. E se ciò dovesse accadere, ci si assumerebbe una grave responsabilità», ammonisce. Sullo sfondo dell’intervista, l’obiettivo di lungo termine del pastore Di Donna: «Lavoreremo per la formazione dei cristiani con l’educazione alla giustizia, pace e salvaguardia del creato, a partire dal catechismo dell’infanzia, affinché in futuro ci siano laici maturi e motivati, capaci di portare avanti l’impegno sulla questione ambientale». E anche su questo punto, il presule invita ad aspettare «le decisioni della Conferenza episcopale campana, dopo la pubblicazione degli atti di tutto il cammino compiuto dal 2014 al 2015, con il sostegno sicuro delle diocesi più toccate dal problema».