Per ora c’è solo l’accordo sulla filiera renziana. Ben più lontana la convergenza su un nome in grado di mettere d’accordo tutti i seguaci del premier. Il caso Caserta è approdato a Napoli su impulso dei vertici romani del Pd. Oggi pomeriggio Assunta Tartaglione si è confrontata con i rappresentanti istituzionali di Terra di Lavoro che si rivedono nelle posizioni del leader nazionale. Attorno al tavolo della sede campana si sono seduti gli europarlamentari Pina Picierno e Nicola Caputo, la deputata Camilla Sgambato, e i consiglieri regionali Stefano Graziano, che è anche presidente regionale dem, e Gennaro Oliviero. La chiamata alle armi della Tartaglione ha come obiettivo il superamento della diaspora nel Pd casertano dopo le dimissioni del segretario provinciale Raffaele Vitale sopraggiunte a fine novembre in seguito alla lunga e aspra guerra tra le aree democrat. La Tartaglione ha dettato la linea “imposta” già nei giorni scorsi da Roma: il nuovo segretario dovrà essere espressione della componente renziana. Una posizione condivisa da tutti. Non poteva essere diversamente. Ma quando dalle parole (filiera correntizia) si è passati ai fatti (nome del successore di Vitale) sono affiorate, com’era prevedibile, forti divergenze. Il clima inizialmente disteso si è raffreddato (gelo in sala) quando Oliviero ha messo in campo la candidatura di Peppe Roseto, caputiano di ferro e sfidante di Vitale all’ultimo congresso provinciale. Graziano e Sgambato hanno eretto un muro costruito sull’inadeguatezza politica, non personale, di un nome che ostacola il superamento della contrapposizione anche tra i renziani. In particolare il presidente regionale del partito ha rimarcato che è impensabile aprire una nuova fase partendo da chi si è contrapposto a Vitale nello scontro congressuale. In sostanza Graziano, supportato dalla Sgambato, ha sostenuto che con l’uscita di scena del sindaco di Parete viene meno, per una ovvia conseguenza politica, l’ipotesi di Roseto come nuovo segretario. I due sono facce della stessa medaglia. Se non c’è Vitale non ci può essere neanche Roseto, altrimenti la soluzione più coerente politicamente sarebbe quella di chiedere il ritiro delle dimissioni del segretario. Ipotesi che non appare per nulla praticabile ma utilizzata per ribadire come sull’opzione Roseto non si può neanche discutere. E se prima il caputiano aveva qualche chance nell’ambito però di un ragionamento tra le componenti casertane ex dissidenti, ora il suo nome appare definitivamente “bruciato”. Anche perché la Picierno non ha parteggiato per nessuno. Però ha detto a chiare lettere che la soluzione del caso Caserta non può che passare per la filiera renziana anche in vista dei prossimi congressi regionali e nazionali. Una posizione che se in apparenza può apparire scontata in realtà sancisce la rottura ufficiale e definitiva del fronte degli ex dissidenti casertani che negli ultimi mesi in modo compatto avevano osteggiato Vitale. La Picierno ha chiuso le porte al dialogo con Riformisti, pittelliani e Giovani turchi per rilanciare la palla nel campo renziano. Ma sia lei che Graziano, che hanno formato un nuovo asse sulla scorta delle indicazioni romane, hanno espresso la necessità di allargare il confronto a tutte le anime dem casertane per individuare una soluzione quanto più ampia possibile.
Preso atto della cristallizzazione delle posizioni sul nome dell’erede di Vitale, la Tartaglione ha aggiornato la riunione con gli istituzionali casertani a sabato 9 gennaio. Da qui ad allora la situazione si sbloccherà? Improbabile. Si prende infatti in considerazione la possibilità di spostare di una settimana l’assemblea provinciale del Pd casertano, fissata per il 16 gennaio, per concedere altro tempo nella speranza di un’intesa. Durante l’incontro di oggi si è discusso anche delle amministrative. E non sono mancati momenti di tensione tra Graziano e Caputo in particolare sulle comunali di Aversa. Il consigliere regionale ha difeso la scelta del circolo cittadino di indire le primarie (come candidato Pd è stato indicato all’unanimità Marco Villano). Mentre il deputato europeo ha insistito sulla necessità di puntare su un nome della società civile esterno al partito. In verità Caputo ha già spinto con tutte le sue forze per la candidatura del cardiochirurgo Giuseppe Caianiello. Ma lo stimato medico aversano ha declinato l’invito nonostante il pressing dell’europarlamentare. Ora Caputo sarebbe impegnato a caldeggiare (o meglio convincere) l’urbanista Alberto Coppola e il senatore Lucio Roano. Anche loro però non sono orientati a scendere in campo. E per questo Graziano ha detto che il tempo è scaduto ed è improponibile ribaltare oggi la decisione assunta sulle primarie dal circolo di Aversa. Si è parlato inoltre anche di Caserta. E dell’enorme ritardo del Pd nell’intavolare un ragionamento costruttivo per non farsi trovare impreparato all’appuntamento con le comunali. Per la città capoluogo ci si è limitati, ancora una volta, a dichiarazioni di buona volontà e a dissertazioni sui massimi sistemi. Tante parole. Zero fatti. È il Pd, bellezza.
Mario De Michele