Sblocca Italia incostituzionale per le norme che non prevedono il coinvolgimento delle Regioni. E’ di notevole impatto per il sistema delle infrastrutture e le politiche regionali la decisione della Corte Costituzionale che, ‘bocciando’ alcune delle misure del decreto varato nel 2014 per far ripartire cantieri e opere pubbliche, ha accolto le istanze della Regione Puglia. Non a caso il governatore Michele Emiliano afferma che questa “è un’altra notizia bomba”: la seconda, in pochi giorni, dopo che la Consulta ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle e la durata delle autorizzazioni a estrarre idrocarburi. “Sono orgoglioso di aver messo la mia firma su quel ricorso contro una legge sbagliata e autoritaria. La sentenza è un colpo duro alle pretese del governo Renzi di mettere la museruola alle comunità locali, e alla democrazia”, aggiunge l’ex presidente della Puglia, Nichi Vendola. Il ricorso venne presentato nel gennaio 2015, quando a guidare la giunta regionale pugliese era appunto il leader di Sel. Le questioni di legittimità costituzionale sollevate poggiavano sull’ipotesi che fossero stati violati gli articoli della Costituzione sul riparto delle competenze tra Stato e Regioni: il 117 e il 118. E la Corte, con la sentenza redatta dal giudice Giorgio Lattanzi depositata oggi, ha accolto questa tesi. Le norme impugnate sono contenute nell’art. 1 dello Sblocca Italia, al cui interno sono disposti, tra gli altri, provvedimenti per far ripartire gli interventi sugli assi ferroviari Napoli-Bari e misure urgenti per gli aeroporti di interesse nazionale. Ma proprio su questi aspetti la norma è carente – afferma la Consulta – sotto il profilo del coinvolgimento della Regione interessata. Lo Sblocca Italia infatti stabiliva che l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato fosse nominato commissario per la realizzazione delle Napoli-Bari e che spettasse al commissario il potere di approvare le opere. Al Ministero dei Trasporti era affidato il compito di redigere il piano di ammodernamento dell’infrastruttura ferroviaria. Inoltre si fissavano termini per accelerare i tempi concessi a ministero dei Trasporti e dell’Economia per esprimersi sull’avvio agli investimenti previsti dai contratti di programma tra l’Ente nazionale aviazione civile e i gestori degli scali aeroportuali di interesse nazionale. Ma la Corte ha stabilito che queste disposizioni vanno sanate prevedendo l’approvazione dei progetti d’intesa con la Regione interessata; il varo del piano per ammodernare le infrastrutture insieme alla Conferenza Stato-Regioni; e i contratti Enac-gestori col parere della Regione.

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