A distanza di 5 anni dalla morte di Stefano Federico, la Cassazione pone fine alla vicenda giudiziaria confermando le condanne inflitte nei gradi precedenti ai quattro vigilantes in servizio nel porto di Napoli e ritenuti responsabili del decesso del 32enne di Capri il 16 gennaio 2011. La sentenza è stata emessa ieri sera dai giudici della quinta sezione della Suprema Corte che ha confermato le condanne per omicidio preterintenzionale a 8 anni di reclusione ciascuno. Stefano Federico, poliglotta, amante delle culture orientali, receptionist dell’hotel Vesuvio di Napoli, stava percorrendo a passo svelto un’area interdetta del porto per dirigersi al molo di attracco dei traghetti per Capri quando fu bloccato e fermato dagli addetti alla security di una ditta privata. Ne nacque una colluttazione e il giovane morì poco dopo a seguito del pestaggio. Inizialmente il caso sembrava destinato a chiudersi come una morte naturale ma i risultati dell’autopsia, le indagini della polizia e la ferma volontà dei genitori e dei fratelli di Stefano portarono a scoprire poco alla volta la verità. La Cassazione ha confermato le stesse condanne che erano state già inflitte sia in primo grado che in appello per Marco Gargiulo, 38 anni, Carlo Berriola, 46 anni, Armando D’Avino, 35 anni, e Vitale Minopoli, 48 anni, per i quali ora si aprono le porte del carcere.

 

 

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