La presentazione del libro ‘Il prete e la rosa’ di Antonio Anatriello, edito da MR Editori, è stata l’occasione per affrontare un tema delicato e sempre attuale come il celibato dei preti. I relatori presenti, tra cui il vescovo di Aversa S.E. Mons. Angelo Spinillo, vice presidente della Cei, hanno preso spunto dalla storia personale di Anatriello per confrontarsi senza pregiudizi o rancori, trattando un argomento, spesso divisivo, in maniera costruttiva e serena.
A fare gli onori di casa, nell’affollata sala dell’Hotel del Sole ad Aversa, Mimma Fabozzi, presidente del Convegno Beata Maria Cristina di Savoia, che ha sottolineato “di aver trovato di bello nel libro, oltre alla storia, i tanti aggettivi leopardiani, che hanno stemperato il dramma dei due protagonisti”, e Giovanna Ragusa direttore editoriale della MR Editori. Ragusa ha evidenziato, nel suo intervento di introduzione, lo scopo della MR Editori, cioè “quello di dare voce agli scrittori del Sud, soprattutto provenienti da quella che viene definita Terra dei Fuochi. Mettere in luce la creatività e la positività di questo e di altri territori del nostro meridione ritenuti difficili è il nostro principale obiettivo”.
Ad entrare nel vivo della discussione è stato Don Ferdinando Angelino, assistente ecclesiastico del Convegno Beata Maria Cristiana di Savoia. “Con Antonio – ha esordito – mi lega una lunga amicizia. Il suo libro è la storia di un amore che voleva arricchire e non impoverire il percorso sacerdotale. Io lo avrei intitolato ‘La rosa e l’utopia tentata’, perché più aderente alla realtà e perché può indicare un grande ideale. Il suo desiderio non era nuovo, proveniva dal Concilio Vaticano II e da Francesco e Chiara d’Assisi”.
L’autore, Antonio Anatriello, ha voluto sottolineare la “significativa presenza di Mons. Spinillo. Ne sono felicemente sorpreso. Mi ha scritto una bellissima lettera. Il suo non è un atteggiamento di chiusura ed è in perfetta sintonia con quanto detto dal Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, per il quale il celibato sacerdotale non è un dogma. Infine, vorrei ringraziare mia moglie Rosa. Senza il suo coraggio e la sua rettitudine – ha concluso Anatriello – questa storia non avrebbe avuto inizio”.
Chiamato in causa, Mons. Spinillo non si è tirato indietro. “Quella con Antonio Anatriello è un’amicizia che è diventata stima e apprezzamento verso di lui. Il suo libro è un’esortazione al dialogo, oltre ad essere uno stimolo e una proposta. La Chiesa è ricca di queste fatiche del dialogo. Bisogna essere attenti a leggere le verità che il Signore ci chiama a scoprire. L’amore non divide il cuore ed è vero ma non è dimostrato nel libro, perché questo cammino si è interrotto per altre cause. Comunque, non necessariamente una scelta contraddice l’altra. Stiamo partecipando ad un cammino che ha vissuto il suo sviluppo. Sul celibato sacerdotale c’è una discussione nelle alte cariche ecclesiali”.
Il libro
E’ la storia tra un prete e una donna fine e delicata, oltre che bella, disposta ad amarlo rettamente e senza calcoli, nel rispetto della di lui lealtà sacerdotale. Un rapporto che li permea profondamente, facendo sperimentare un amore che non disturba, anzi potenzia, lo slancio pastorale e lo stile ‘evangelico’ del ministero.
E’ un libro in cui si respirano armonicamente tenerezza, passione e spiritualità, che aiuta a superare il pregiudizio secondo il quale una relazione affettiva ‘divide’ il cuore di un prete. Ne nasce un amore intenso, vissuto non come prodotto di reciproco consumo ma concepito con purezza d’animo, semplicità di cuore e limpidezza di sguardo.
Lo scrittore
Antonio Anatriello (Frattamaggiore, 1949) cresce nell’indifferenza religiosa, scopre poi il Vangelo e nel 1974 diviene prete. Sospeso a divinis nel 1979 perché rifiuta di ritrattare alcune critiche da lui espresse in una lettera pubblicata dal ‘Roma’ e da ‘Paese Sera’ circa l’autoritarismo del Papa, lascia il Sacerdozio, ma non la Chiesa e, per un anno, lavora come operaio in una fabbrica in provincia di Varese. Laureato in Teologia e in Sociologia, nel 1985 vince un concorso a cattedre e da allora ha insegnato Ragioneria presso l’I.t.c.s. ‘Filangieri’ di Frattamaggiore, fino al pensionamento nel 2010. Anatriello è alla sua terza opera, dopo ‘Dialogo familiare sul senso della vita’ (1995), ‘Eutanasia per un credente’ (1999) e ‘Dio al di là della gerarchia’ (2008).