La camorra prova a rigenerarsi con nuovi clan, sempre più giovani. L’attività investigativa svolta finora “ha determinato veri e propri stravolgimenti nel panorama delle organizzazioni criminali, determinando la scomparsa o il forte indebolimento di alcuni storici clan di camorra, ormai orfani di tutti gli esponenti di maggior livello e carisma criminale, in quanto tratti in arresto e in stato di detenzione con pesantissime condanne e, talvolta, passati a collaborare con la giustizia”. Lo rileva la relazione della Direzione nazionale antimafia (Dna) presentata oggi dal procuratore Franco Roberti e dalla presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi. Questa situazione, viene sottolineato, “ha creato veri e propri vuoti di potere, che giovani generazioni di camorristi stanno cercando di occupare, con metodi violenti e senza la capacità di misurare il rapporto tra benefici e costi delle proprie azioni criminali, se non altro – si legge nella relazione – sotto il profilo della loro capacità di determinare una particolare reazione delle istituzioni statali”.

“Sembra che oggi siano in corso ampi sommovimenti negli assetti criminali camorristici, di cui gli omicidi e gli agguati costituiscono la manifestazione più eclatante”. “La fibrillazione criminale si registra sia nelle periferie urbane che nel cuore cittadino, nell’area settentrionale e orientale di Napoli, nel quartiere Sanità e dei Quartieri Spagnoli e Forcella”. Si tratta quindi, viene evidenziato, di “forti segnali della spasmodica ricerca dei gruppi criminali di estendere lo spazio d’azione criminale. La situazione di elevato pericolo per l’ordine pubblico è resa ancor più grave dai protagonisti di tali scenari, spesso nuove leve criminali (killer giovanissimi che si caratterizzano per la particolare ferocia che esprimono ed agiscono al di fuori di ogni regola, quadri dirigenti che fino a pochi anni fa non erano in prima linea) che scontano inevitabilmente una non ancora compiuta formazione strategica”.

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