NAPOLI – Il pomodoro cinese invade il mercato italiano. I dati Istat relativi ai primi undici mesi del 2015 dicono che le importazioni di concentrato di pomodoro dal paese del Dragone sono cresciute del 680%, arrivando a toccare quota 70 milioni di chili, pari al 10% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente. Coldiretti Campania lancia l’allarme per la difesa delle eccellenze agroalimentari regionali. “Un fenomeno – spiega Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania – che colpisce fortemente la nostra regione. Come abbiamo ricordato recentemente in un convegno sulle agromafie con il procuratore Caselli, non chiediamo il protezionismo, ma la trasparenza. La crescita dell’import è l’altra faccia della medaglia dell’italian sounding, la speculazione sull’immagine del made in Italy. C’è chi importa materia prima dai paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia attraverso un meccanismo di dumping che danneggia le nostre imprese agricole. Coldiretti si batte per garantire libertà di scelta al consumatore con etichette trasparenti sull’origine degli alimenti, che significa garantire la qualità e bloccare la concorrenza sleale. I consumatori devono sapere che quel prodotto viene da Paesi dove i vincoli ambientali non sono quelli europei e dove non esistono i vincoli sui pesticidi”. Dalla Cina – sottolinea la Coldiretti – si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. “L’incremento degli arrivi di container a Napoli e Salerno – aggiunge Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – alimenta un meccanismo speculativo molto pericoloso. Il pomodoro in particolare è una bandiera della nostra agricoltura. Nelle ultime settimane Coldiretti sta portando avanti una battaglia in difesa del pomodoro San Marzano Dop, contro l’ipotesi di annacquare il regime di tutela e consentire l’uso del nome a prescindere dal luogo di produzione. Tutti segnali che vanno verso un’aggressione costante verso i gioielli pregiati dell’agroalimentare campano. Il dumping commerciale sul costo della materia prima è una spada sulla testa dei nostri agricoltori. Se non si interviene tracciando la filiera produttiva, le nostre imprese agricole rischiano di essere spinte fuori dal mercato”. Al nord come al sud – spiega ancora la Coldiretti – non sono ancora state definite le condizioni contrattuali per il raccolto 2016 perché insieme ad un contenimento delle superfici coltivate viene proposta anche una riduzione anche superiore del 10-15% del prezzo pagato agli agricoltori che non è sostenibile. Aumento record delle importazioni riduzioni dei prezzi pagati agli agricoltori e taglio delle superfici – conclude la Coldiretti – prefigurano uno scenario preoccupante per il prodotto simbolo della dieta mediterranea