“Nel 1996 Italo Bocchino, esponente di An candidato alla Camera per la coalizione di centrodestra nel collegio di Casal di Principe, era appoggiato dalla criminalità organizzata. Sul presunto sostegno invece dei clan a Cosentino non so rispondere, perché Cosentino non è mai stato candidato a Casale, anche se la mia opinione è che non abbia mai ricevuto i voti della camorra”. Lo ha detto l’ex parlamentare ulivista Michele Corvino, medico in pensione residente a San Cipriano d’Aversa, sentito oggi come testimone della difesa al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nel processo in cui l’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino è imputato per concorso esterno in associazione camorristica. Corvino fu prima eletto nel 1994 al Senato per il Pds, quindi nel 1996 fu spostato alla Camera e nel collegio di Casale se la dovette vedere proprio con Bocchino, che fu eletto. Interpellato dall’ Ansa, Italo Bocchino ha replicato: “Corvino non si è mai rassegnato alla sconfitta. In quel collegio elettorale il centrodestra è sempre stato maggioritario e lui fu candidato proprio perchè era un perdente. Aggiungo che per il suo partito, il Pds, poi Pd, fu eletto al Senato Lorenzo Diana, adesso indagato per mafia, e per il Pdl fu eletto Cosentino. L’ unico a non essere mai stato nè indagato, nè sfiorato da alcuna accusa di contatti con la criminalità organizzata, in 17 anni di carriera parlamentare sono io. Alle sue accuse non vale neanche la pena di replicare”.

Il legale di Cosentino, Agostino De Caro, ha chiesto a Corvino se le accuse all’ex esponente di An si basino su fatti o sensazioni. “Su entrambi – risponde Corvino – nel 1994 la camorra non si interessò delle Politiche; io, che pochi mesi prima avevo sostenuto insieme a Cosentino alle comunali la candidatura di Renato Natale, che divenne poi sindaco, alle Politiche del ’94 feci campagna tranquillamente, senza alcuna pressione. Mentre alle Politiche del 1996 non riuscivo a fare neanche le riunioni elettorali perché prima di ogni appuntamento mi veniva detto che nessuno si sarebbe presentato. Andavano inoltre a casa della gente e notavo che nessuno era libero, ma condizionato dal volere del clan”. Nell’udienza di oggi è stato sentito inoltre il parlamentare napoletano di Forza Italia Paolo Russo, presidente dal 2002 al 2006 della Commissione d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che ha parlato del contratto che la Regione Campania, all’epoca guidata da Bassolino, sottoscrisse con la Fibe-Fisia Italimpianti all’inizio degli anni 2000. “Vulnus del rapporto – ha spiegato Russo – era la circostanza che era la parte privata a dover individuare le aree per realizzare i sette Cdr previsti dal contratto e i tre termovalorizzatori. Ciò che notammo è che le aree individuate prima che iniziassero i lavori passavano di mano in mano con contratti siglati davanti allo stesso notaio e con il prezzo che aumentava di volta in volta”. Russo poi ha affermato che con Cosentino, da quando questi divenne coordinatore regionale del Pdl (giugno 2005, ndr), “si parlava spesso dell’emergenza e si concordava sul fatto che la camorra potesse infiltrarsi in un ciclo dei rifiuti che non funzionava”.

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