Il caso Marcianise approda sul tavolo della commissione provinciale di garanzia del Pd casertano. Lunedì 4 aprile alle 18.00 è in programma una seduta dell’organismo presieduto dalla senatrice Rosaria Capacchione per discutere del ricorso presentato da ben 173 iscritti al circolo dem marcianisano sulla violazione dell’articolo 18 dello statuto del partito che regolamenta le modalità per la scelta del candidato sindaco alle elezioni comunali. In sostanza, gran parte dei Democrat di Marcianise, sostenitori di Dario Abbate, si oppongono al nome di Antonello Velardi, palesemente imposto dall’alto, caldeggiato sia sul piano regionale che nazionale in particolare dall’Area Dem. E supinamente sponsorizzato, di fatto, anche da Franco Mirabelli, commissario provinciale del Pd di Terra di Lavoro. La violazione dello statuto è chiara come la luce del sole ad agosto. Ma ancor più evidente è l’incapacità di Velardi di “fare sintesi”, di dimostrarsi come un candidato minimamente unitario, come dimostra in modo irrefutabile lo svolgimento dell’assemblea dem che si è svolta stamattina nel circolo di Marcianise, alla presenza dello stesso Mirabelli. Che forse pensava, o sperava, di portare in trionfo Velardi ma che già dopo pochi minuti si è reso conto (almeno si spera) che la sua candidatura è fortemente divisiva. E’ indigesta a buona parte della sezione. Dal confronto infatti il caporedattore de “Il Mattino” ne è uscito a pezzi. Palesemente in difficoltà di fronte alle legittime domande di alcuni giovani iscritti, che lo hanno messo con le spalle al muro: “Sei disposto a candidarti alle primarie?”. Nessuna risposta, al di là di frasi in becero politichese. E ancora: “Ma se non sarai tu il candidato ti impegnerai per costruire un centrosinistra vincente?”. Idem. Da parte di Velardi nessuna risposta di merito. Ma addirittura solo un atteggiamento arrogante e poco rispettoso verso le perplessità che gran parte della base del partito locale mostra nei suoi confronti. Eppure il gruppo di Filippo Fecondo insiste sul nome del giornalista, spalleggiato da alcuni notabili regionali e nazionali. E nessuno prende in considerazione il rischio, più che concreto, dell’ennesimo suicidio politico proprio quando c’erano e ci sono ancora le condizioni per costruire uno schieramento di centrosinistra vincente e credibile. È da pazzi non tener conto di un documento sottoscritto da 173 militanti che pongono sia un problema di regole (ripetiamo palesemente violate), che una questione squisitamente politica. Se in campo ci sono Velardi e Abbate perché imporre uno di loro (il primo) a discapito dell’altro compromettendo l’unità del circolo e non optare invece per le primarie come del resto prevede lo statuto? E proprio su questo punto si dovranno pronunciare i probiviri lunedì 4 aprile. In fatto di rispetto delle regole la Capacchione è una garanzia assoluta. Siamo certi che non si farà condizionare per nulla dal fatto che Velardi è il caporedattore del Mattino, che è stato, e forse lo sarà sempre, il “suo” giornale. Ma al netto delle questioni procedurali e regolamentari sarebbe il caso che Mirabelli comprendesse (è ancora in tempo) che con i diktat e le imposizioni dall’alto il Pd di Marcianise non va da nessuna parte. Anzi, rischia di andare incontro a una bruciante sconfitta elettorale. Un omicidio politico di cui si conoscono i nomi di esecutori e mandanti.
Mario De Michele