Si è tenuto l’altro giorno il convegno promosso dalla Coop C.A.O.S., (attiva da anni nel sociale cercando di fornire risposte adeguate ai bisogni dei minori accolti presso le proprie strutture residenziali) dal titolo “Custodire e proteggere i legami affettivi nelle nuove prospettive di affido. La continuità tra cultura, norme, legami ed istituzioni”. Il confronto-studio sulla legge sulla ‘continuità affettiva’ ha visto la partecipazione di addetti ai lavori e semplici ascoltatori sensibili al tema dell’affido. Dopo il saluto della padrona di casa, Emilia Treccagnoli, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo statale “Novio Atellano” e delle autorità istituzionali, Carla Cimmino, assessore alle politiche sociali del Comune di Grumo Nevano, Arcangelo Cappuccio, coordinatore dell’Ufficio di Piano della Ambito n.17, Antimo Silvestre, Sindaco di Casandrino, ad introdurre i lavori, Francesco Casaburo, presidente della coop C.A.O.S. “L’auspicio è favorire il miglioramento della continuità dei legami dei bambini e degli adolescenti che incontriamo e soprattutto di rispondere alle esigenze contemporanee, che sono sempre più lontane dall’idea di legami esclusivi”. A moderare l’incontro Luisa Errico, coordinatore Commissione minori presso il Tribunale di Napoli per la formazione degli albi dei tutori e difensori dei minori, vicepresidente dell’Unione Camera Minorile Napoli, che ha illustrato la legge che “ridisegna il ruolo dei Servizi Sociali e delle strutture nel percorso di recupero della famiglia di origine. La legge considera l’ipotesi di affidamenti eterofamiliari in presenza di difficoltà apparentemente superabili, nella pratica non risolte nel tempo massimo di 24 mesi, nel momento in cui il minore eventualmente diventa adottabile”. Lidia Salerno, giudice del Tribunale per i Minorenni di Roma, ha illustrato tecnicamente gli orientamenti del tribunale nell’interesse del minore nonché l’intento del legislatore in merito alla continuità affettiva e le conseguenti modifiche normative. Angela Ricci, assistente sociale e giudice onorario del Tribunale per i Minori di Napoli, ha sottolineato come “a noi, professionisti delle relazioni, è dato prendere decisioni, in un tempo adeguato, cercando di riparare o contenere un danno nella vita di un bambino, o talvolta spezzare dinamiche perverse. L’affido familiare è un istituto dinamico e complesso nel quale si riflettono storie di vita, emozioni e logiche differenti, anche con aspetti di fatica, conflitto e crisi. Proprio per la complessità e la criticità in cui agiscono gli operatori, è fondamentale che il percorso sia condiviso da tutti gli attori coinvolti, utenti inclusi, affinché le scelte e gli obiettivi da raggiungere, siano patrimonio di consapevolezza reciproca”. Per Concetta Rossi, psicologa-psicoterapeuta responsabile Servizio Psicologia Giuridica, Adozioni e Affidi dell’ASL Caserta, “l’obiettivo è ribaltare il senso comune dell’unicità dell’attaccamento per non stigmatizzare le nuove esperienze di legame, piuttosto riconoscerle, valorizzarne le risorse ed ottenere il valore aggiunto che a fronte esperienze negative esistono una pluralità di attaccamenti positivi che fanno risorgere alla vita e alla possibilità di amare”. Cristina Bartolomeo, psicologa-psicoterapeuta, coordinatrice della Comunità Alloggio ‘Il Sorriso di Rita’, attraverso la lettura di alcuni percorsi di affido realizzati dalla cooperativa CAOS, ha illustrato la grammatica che regola le possibili forme in cui si declina l’affido di minori che vivono in un contesto comunitario: l’insopprimibile radice familiare, dove il legame affettivo primario instaurato con chi si è preso cura del minore fino a quel momento, sia esso considerato sospeso, decaduto, non-idoneo, incompetente ecc. lascia un’impronta riconoscibile nei successivi legami interpersonali. “La sfida dell’affido consiste proprio nel com-prendere (nel senso di prendere dentro, di includere) e valorizzare le origini e la storia dei minori per costruire una comune appartenenza familiare”. A chiudere i lavori del convegno, la testimonianza di una famiglia affidataria e di una giovane i cui fratelli sono stati affidati, che hanno sottolineato quanto l’affido consiste nel dare, ricevere, accogliere “a fido”, nel senso etimologico del termine latino “fides”, quella condizione di fiducia, di tutela, di garanzia, un senso del dovere verso gli altri. Quel senso che la famiglia ha donato con la sua testimonianza.