Una ‘rotazione’ di un metro e mezzo, verso l’abisso: la Concordia sembra quasi voler accelerare la sua fine, muovendosi dal letto di roccia su cui si e’ adagiata venerdi’ sera dopo il naufragio, per sparire in fondo al mare. Facendosi beffa di chi si sta dannando l’anima per svuotare i suoi serbatoi delle oltre 2.300 tonnellate di carburante
prima che sia troppo tardi e, soprattutto, per trovare le 21 persone che ancora mancano all’appello. Per la prima volta da quando l’ ‘inchino’ al Giglio si e’ trasformato in tragedia, la nave e’ stata lasciata sola: attorno a lei hanno ronzato per tutto il giorno motovedette, gommoni ed elicotteri ma non un sub e’ entrato nella sua pancia e non un vigile del fuoco si e’ arrampicato sulla sua murata di sinistra per ispezionare le cabine e i saloni rimasti fuori dall’acqua. Soltanto a sera, i Saf dei pompieri hanno calato a bordo delle tavole di legno con gli elicotteri: serviranno a costruire delle passerelle per potersi muovere piu’ agevolmente nella parte non sommersa. Il movimento registrato dagli strumenti alle sette di mattina ha fatto scattare l’immediata sospensione di tutte le attivita’ di ricerca e soccorso e i primi a farne le spese sono stati i palombari della Marina che avrebbero dovuto far esplodere altre quattro microcariche per aprire altrettanti varchi nella chiglia della nave. Cosi’ per tutto il giorno i soccorritori, invece che ispezionare la nave, hanno controllato i monitor dei computer che registravano i dati delle strumentazioni sottomarine, nella speranza che fossero errati e si potesse riprendere il lavoro. Ed invece il responso, alle otto di sera, e’ stato chiaro: la poppa della Concordia ha ruotato di circa un metro e mezzo verso il largo, mentre la prua si e’ mossa nella direzione opposta di poco piu’ di un metro. Numeri insignificanti per un bestione di 114mila tonnellate di peso e 290 metri di lunghezza. Ma non e’ cosi’: ”la rotazione significa che la nave non poggia piu’ su una base ma su un perno” si lascia scappare uno di quelli che deve valutare la stabilita’ del gigante. E un perno e’ qualcosa di instabile che non consente ai soccorritori di infilarsi in sicurezza dentro il ventre sconquassato della Concordia, con una visibilita’ praticamente nulla. Dunque bisogna trovare una nuova strategia, subito: perche’ il mare, a partire da domani, si ingrossera’. Le previsioni dicono che arrivera’ prima il Libeccio e questa e’ una buona notizia visto che il punto dove e’ naufragata la Concordia e’ riparato dai venti di sud-ovest. Ma venerdi’ mattina tocchera’ al maestrale con onde di tre, quattro metri: e tutti sanno, anche se lo negano, che in condizioni cosi’ sara’ impossibile entrare dentro la nave e cercare i dispersi. Perche’ l’obiettivo primario resta quello di restituire ai familiari delle vittime un corpo su cui piangere. La parte emersa della nave, infatti, e’ stata tutta ispezionata e cio’ significa solo una cosa: non ci sono piu’, salvo miracoli, persone in vita. E dunque i 21 che mancano all’appello, o spuntano fuori ad un certo punto come e’ avvenuto per Gertrud Goergens che oggi e’ stata ‘ritrovata’ in Germania, oppure sono laggiu’, in fondo al mare. La preoccupazione maggiore resta quindi quella di riprendere a cercare chi non c’e’, prima possibile. ”Se arriva il mare forza 9 – dicono i soccorritori – potrebbe spezzare in due la nave e provocare un ulteriore disastro, ma significa una bufera con onde alte dieci metri. E fortunatamente al momento non e’ prevista. Dunque l’obiettivo e’ trovare i morti”. Oggi ne hanno identificato un altro, degli 11 che sono gia’ riemersi dal fondo del mare. Si tratta dell’ungherese Sandor Feher, il violinista di bordo. La sera del naufragio stava suonando, assieme a Giuseppe Girolamo, il pianista che e’ ancora disperso e la cui faccia campeggia su decine di volantini affissi sui muri di Giglio porto dalla famiglia, che e’ arrivata nell’isola assieme ai familiari degli altri ‘missing’, in attesa che arrivi un segnale dal fondo del mare. La Concordia non ha risposto per tutto il giorno. E chissa’ se il destino ha voluto che la nave, prima di sputare gli ultimi segreti, vedesse il passaggio della Costa Serena, la sua gemella, partita stasera da Civitavecchia per una crociera identica a quella che avrebbe dovuto fare lei se non fosse finita sugli scogli.