Fedelta’ al governo Monti, ma il Pd non rinuncia ne’ a dire la propria, per esempio su liberalizzazioni giudicate troppo timide, ne’ a portare avanti il suo progetto di alternativa. Pier Luigi Bersani l’ha ribadito davanti all’assemblea nazionale del Pd in quello che sara’ ricordato come ‘il discorso della birra’, dopo che sul web ha impazzato per tutto il giorno la foto del segretario intento a scrivere solo in un pub. “Si smetta di far circolare l’idea, che arriva in Europa, di un cosiddetto disimpegno della politica. Noi ci siamo e ci saremo”, ha tenuto a chiarire subito. Piu’ esplicita, prima di lui, Rosy Bindi: “Noi siamo qui, ma non siamo questo”, ha detto. E il Pd sarebbe e farebbe altro, ha chiarito Bersani, per esempio sulle liberalizzazioni.
“Su diverse materie si puo’ fare di piu’ e meglio e con maggiore immediatezza”, ha sottolineato, “le liberalizzazioni sono popolarissime, non bisogna averne paura”. Semmai e’ non farle che puo’ “far diventare impopolari”. Ma quelle annunciate oggi dall’esecutivo non rispondono in pieno alle attese dei democrats: “su due o tre cose c’e’ da rafforzare in Parlamento”. Una linea piu’ cauta rispetto a quella di Enrico Letta, che giudica comunque “un grande passo avanti” il testo del governo, pur ammettendo anche lui che andra’ corretto in Parlamento. Poi ci sono altri interventi, ormai. Bene che si sia aperto il tavolo di riforma del mercato del lavoro, ha ricordato, ma non basta: “La riscossa non puo’ essere la fase tre. Bisogna cominciare da subito a fare qualcosa per dare lavoro”. E smetterla con il leit-motiv del rigore sopra ogni cosa. “Basta con manovre di aggiustamento, non saremo disposti a farci trattare come la Grecia”. Nonostante tutto, il Pd non fara’ mancare il suo appoggio a Mario Monti. E altrettanto dovra’ fare il Pdl, ha ammonito Bersani. “Attenzione”, ha esordito, “tenete ben conto delle responsabilita’ che avete in questa vicenda e della responsabilita’ che vi si chiede. Questo e’ un governo di impegno nazionale davanti al quale ciascuno risponde del suo impegno, con trasparenza, davanti al governo e soprattutto davanti all’Italia”. Ma a Berlusconi che “dal palco del processo Mills” si era nuovamente autocandidato alla guida del Paese, Massimo D’Alema risponde: “ha detto che era una battuta, ma non ha riso nessuno, anzi c’e’ stato un brivido?”. Ora “nell’anno del dopo Berlusconi, il nostro partito non andra’ certo in vacanza”. Questi delicati mesi di fine legislatura, per i quali il segretario ha richiamato i dirigenti “all’unita’ e all’impegno”, dovranno servire al Pd per preparare l’alternativa. Con un occhio alle alleanze, con la ‘foto di Vasto’ che e’ tutt’altro che scontata, come si e’ capito dal messaggio esplicito all’Idv. “Riconosciamo le posizioni di ciascuno, piu’ o meno critiche, non pretendiamo certo che nel centrosinistra ci sia solo la nostra voce – dice – Ma siamo certi che nessuno potra’ pensare di prendere alle spalle il Pd” e che poi “tutto torni come prima”. E Beppe Fioroni, in platea, assicura che a suo avviso “la foto di Vasto si sta sgranando: il Pd e’ il baricentro del centrosinistra e si deve alleare con il Terzo polo, lasciando le porte aperte agli altri”. Bersani invece pone dei paletti, ma spiega: “confermo con questa trasparenza e chiarezza la nostra scelta per un centrosinistra di governo che si apra al confronto con realta’ moderate e civiche che non accettano la deriva populista della democrazia italiana”. In vista del 2013, poi, i democratici lavoreranno per lavorare alla riforma della legge elettorale ha ribadito Bersani che ha ringraziato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il pressing sulle forze politiche. “Il Pd fara’ le primarie per i parlamentari, ma l’obiettivo prioritario e’ la riforma della legge elettorale e delle istituzioni”, ha sottolineato. Ma proprio sulle primarie, su cui Bersani ha chiarito di non volersi “focalizzare” e che per Bindi sono “una subordinata”, nel partito continua il dibattito. Pippo Civati e Salvatore Vassallo hanno raccolto oltre 50 firme per sottoporre al voto dell’assemblea un ordine del giorno che fissa primarie per i parlamentari in caso si voti con il Porcellum.