Ersino Di Foggia non calunniò le signore Anna Maria Pagano e Assunta Rigotti. Così ha stabilito il Tribunale di Napoli Nord in composizione monocratica all’esito del procedimento promosso da queste ultime due dopo che lo stesso Di Foggia a sua volta le denunciò il reato di voto di scambio. La vicenda prese le mosse nell’ottobre del 2012, nel periodo antecedente alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Gricignano di Aversa del maggio 2013, quando il Di Foggia denunciò ai carabinieri quello che a suo avviso era stato un vero e proprio accordi di voto di scambio fra le due signore sopra menzionate e Michele Oliva, che stava promuovendo la propria candidatura in quella che poi sarebbe stata la lista del futuro sindaco Andrea Moretti. Oliva, insieme a suo zio Vincenzo, stando alla denuncia del Di Foggia, si recò a casa della Pagano e della Rigotti che abitano nello stesso palazzo dove avrebbero concordato anche le somme da versare a seguito dei voti delle famiglie delle due donne. La conversazione, che avvenne in parte anche sul pianerottolo del palazzo, fu sentita dal Di Foggia, difeso dall’avvocato Raffaele Costanzo e dall’avvocato Francesco Lettieri, che informò le autorità competenti tanto che è scaturita un’indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Ed il giudice Picardi nel motivare l’assoluzione perché il fatto non sussiste, ha evidenziato come non sia stato in alcun modo provato il presupposto essenziale del delitto di calunnia: la falsità delle accuse mosse. Allo stesso tempo il magistrato ha evidenziato le contraddizioni in cui sono incorse nelle dichiarazioni rese dalle due parti offese. Per il dottor Picardi non risulta provata in alcun modo che Di Foggia abbia reso dichiarazioni mendaci né che sia stato mosso da astio pregresso nei confronti degli Oliva, né che sia stato mosso dalla coscienza e dalla volontà di accusare falsamente queste persone. Insomma stando alle risultanze del dibattimento Di Foggia si è comportato da onesto cittadino portando a conoscenza le autorità preposte di un presunto tentativo di inquinare il voto democratico.
Francesco Paolo Legnante