Quando ho capito che la nave si stava inclinando, ho preso e sono sceso”. Sono le parole del Comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, in alcune conversazioni telefoniche intercettate dai Carabinieri mentre si trovava negli uffici dell’Arma a Orbetello sabato 14, all’indomani del naufragio.

Schettino dice che non e’ in grado di dire se quanto accaduto possa definirla un’imprudenza “ma comunque nei limiti della mia consapevolezza. Lo squarcio e’ stato immenso, stava uno spuntone di roccia, poi tutto quello che e’ successo da quel momento in poi l’ho fatto nel massimo della mia professionalita’ e questo potrebbe alleviare o quanto meno dare l’illusione di stare in pace con la coscienza. Il comandante continua a parlare al telefono con un tale Albert e gli racconta ancora dell’accaduto, riferisce che era tornato indietro per prendere la radio e quando e’ andato sul ponte e ha visto che la nave si inclinava si e’ recato sul ponte all’aperto per vedere se la Costa Concordia si posizionasse in mezzo agli scogli e a quel punto ha chiamato con il cellulare per non perdere la linea telefonica, “poi, quando ho capito che la nave si stava inclinando, ho preso e sono sceso”. Inoltre dice che adesso la sua vita cambia, e ricorre a una metafora tipicamente napoletana per dire che si trova con la testa sotto e con le gambe all’aria senza sapere nulla.

 

E’ previsto per il 10 febbraio la decisione del tribunale di Firenze sul ricorso della Procura di Grosseto contro gli arresti domiciliari concessi dal gip a Francesco Schettino. La Procura che indaga sul disastro della Costa Concordia vuole invece la custodia cautelare in carcere per il comandante. E’ presumibile che in quella stessa giornata venga esaminato anche il ricorso della difesa di Schettino, che verra’ presentato domani e che punta invece ad ottenere la scarcerazione dello stesso comandante.

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