La promulgazione della modifiche allo statuto della regione Campania che consentono di apporre la questione di fiducia a provvedimenti strategici e rilevanti ai fini dell’attuazione del programma di governo segnano un passaggio di straordinaria gravità. Si tratta della possibilità di apporre la fiducia potenzialmente a materie che vanno dai trasporti alla sanità passando per l’ambiente. Siamo in presenza, come è del tutto evidente, di un atto politicamente molto grave che svuota completamente il consiglio regionale delle sue funzioni e lo riduce a poco più di un dopolavoro. Si conferma così la forte deriva accentratrice e autoritaria impressa da De Luca al governo regionale. Il modello Salerno viene imposto anche al governo della regione. Quel modello però consiste nella logica della decisione politica consegnata a un sol uomo, quello al comando, rimuovendo come intralci confronto e discussione nelle sedi delle istituzione. Peccato che quelle che per de Luca sono evidentemente perdite di tempo altrove si chiamano procedure democratiche, discussione, partecipazione. Tutte questioni che il modello Salerno supera brillantemente ritenendole fastidiose eredità del passato. In realtà siamo in presenza di una deriva inquietante che punta a ridurre sempre più gli spazi di democrazia. Evidentemente è il segno dei tempi e un prodotto della cultura politica del Pd a marca Renzi. Se teniamo insieme le modifiche della Costituzione sottoposte a referendum , ragione per cui è indispensabile la vittoria del No, e la stretta adottata da De Luca sul governo regionale, saremmo davvero davanti a una prospettiva di ritorno ai tempi bui. Visto anche lo stile autoritario e propagandistico vuoto di contenuti reali del governo De Luca lo strangolamento degli spazi politici sarebbe un colpo mortale alla vita democratica della Campania. Per questo stupisce e lascia a dir poco perplessi l’atteggiamento e le modalità dell’opposizione del Movimento 5Stelle in consiglio regionale. Pur avendo sollevato a parole una forte questione sulle modifiche statutaria non hanno messo in atto comportamenti conseguenti, utilizzando in primo luogo la possibilità di attivare le procedure per chiedere il referendum abrogativo delle modifiche apportate allo statuto. I numeri di cui dispongono i 5stelle consentiva infatti questa possibilità. Si è perduta così una occasione per sottoporre al giudizio degli elettori l’operato di De Luca. Un passo falso per i grillini campani che consegna la loro verbosa opposizione all’irrilevamza: chiacchiere e distintivo dovrebbe essere da questo momento il loro motto. Davvero bizzarre, poi, le affermazione del capogruppo del M5S secondo cui le modifiche sono finalizzate solo a una resa dei conti all’interno del Pd. Sono affermazioni che denotano una ben scarsa cultura istituzione e l’attitudine a un politicismo degno dei vecchi partiti che, a loro dire, i grillini combattono. Un modello, quello di De Luca, che forse a loro non dispiace del tutto. Sinistra italiana continuerà a esplorare tutti gli strumenti utili a bloccare questa deriva e a battersi in tutte le sedi per tenere accesi i riflettori sull’azione del governo regionale e a denunciare gli abusi e forzature a cui preludono inevitabilmente le nuove norme dello statuto.