Con atto ispettivo depositato nei giorni scorsi presso la Camera dei Deputati, l’On. Camilla Sgambato ha rivolto un’interrogazione alla Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, On. Stefania Giannini, per sollecitare un intervento che possa restituire al ragazzo di poter frequentare il Liceo Scientifico Sportivo di Napoli, piuttosto che essere costretto a spostarsi quotidianamente per decine di kilometri in un altro istituto che lo ha regolarmente iscritto ed accettato al proprio interno. “Il Miur ha il dovere di ripristinare il diritto allo studio per il minore che non può essere discriminato perché affetto da una patologia, nè deve essere o, peggio, sentirsi escluso rispetto a tanti altri compagni. La scuola è luogo di inclusione sociale, prima che culturale, ed è il luogo per antonomasia dell’educazione al rispetto per il prossimo e all’accettazione delle diversità, qualsiasi essa sia. Stiamo parlando di un ragazzo normale come tanti altri che soffre di una lieve allergia che non gli pregiudica alcuna attività fisica e sportiva, nè gli impedisce di vivere e di fare le stesse esperienze educative degli altri. Sarebbe davvero inaccettabile se il divieto gli arrivasse dallo Stato o da un suo apparato deputato, tra l’altro, ad offrire a tutti i mezzi di crescita e di sviluppo delle proprie attitudini e propensioni”, dichiara la parlamentare Sgambato.

 

 

 


Di seguito, si riporta il testo dell’interrogazione:

SGAMBATO — Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. —
Per sapere –
premesso che:
il 14 settembre 2016 M.S. risultava iscritto al Convitto nazionale «Vittorio Emanuele II» di Napoli in seguito ad un concorso;
il ragazzo soffre di un’allergia al latte e ai suoi derivati che non gli ha mai impedito la regolare iscrizione ai cicli scolastici precedenti; l’allergologo, così come previsto dall’anafilassi, ha suggerito di mettere a disposizione della struttura scolastica i seguenti farmaci: bronco dilatatore, cortisone efast jeckt di adrenalina;
la famiglia non ha mai avuto problemi, dunque, ad inserire il figlio negli ordini di scuola precedenti dove, tra l’altro, non vi sono stati episodi di distrazione che hanno condotto a una crisi allergica tale da dover ricorrere agli strumenti summenzionati;
tuttavia, nonostante il ragazzo abbia superato le selezioni e, nel mese di giugno 2016, la famiglia abbia firmato il «patto formativo», la scuola ha impedito la sua frequentazione nonostante le procedure di iscrizione fossero state completate regolarmente;
proprio nel mese di luglio, infatti, era stata completata l’iscrizione con la presentazione alla segreteria didattica dei documenti richiesti, compreso il certificato di idoneità sportiva agonistica;
il 31 agosto 2016 la famiglia viene contattata dall’educatore, colui che avrebbe dovuto sorvegliare il ragazzo anche nelle ore extra scolastiche (comprese quelle notturne), che fissa un incontro per una presentazione formale e chiede di far certificare al pediatra l’assenza di allergia al paracetamolo;
all’atto di consegna del summenzionato certificato la famiglia ribadisce l’allergia di cui soffre il ragazzo ed evidenzia anche che il figlio, come tutti gli allergici, avrebbe potuto avere dei problemi con le contaminazioni e che, per questo, sarebbe stato necessario avere sempre con sé i farmaci di cui sopra;
in data 12 settembre 2016 la famiglia viene convocata dalla dirigente scolastica per un colloquio nel corso del quale viene consigliato di rivolgersi ad altre scuole;
tuttavia, lo stesso giorno la madre del ragazzo viene convocata dalla segreteria didattica dell’istituto all’open day, fissato per il giorno 14 settembre 2016, occasione in cui agli alunni vengono attribuite le camere. A tale evento la famiglia accompagna il ragazzo a scuola, dove però viene negato l’accesso;
il 15 settembre 2016 la famiglia richiede che venga protocollato il certificato rilasciato dall’allergologa dottoressa Maiello in cui si legge che «al momento non accenna reazioni per inalazione di proteine del latte vaccino» ed anche che «al momento la sua patologia è compatibile con la vita comunitaria»;
nonostante tale certificazione al ragazzo viene impedito di accedere all’istituto;
risulterebbe che il ragazzo si sarebbe trasferito in un altro liceo scientifico sportivo;
il giovane, dunque, non ha potuto frequentare il liceo scientifico sportivo da lui scelto, inoltre, in data 21 settembre 2016 le altre istituzioni scolastiche vicino alla residenza della famiglia erano oramai sature di iscrizioni, sia nella provincia di Napoli che di Caserta;
attualmente, il ragazzo deve fare circa 100 chilometri al giorno per frequentare un liceo che sia in linea con il programma formativo svolto fino alla terza media;
sarebbe auspicabile che la tutela della sicurezza professionale degli operatori non impedisse il rispetto del diritto allo studio e a una scelta formativa che favorisca la serenità e il benessere del minore –:
come intenda intervenire per verificare che non sia stato leso il diritto allo studio del minore.”
(5-09786)


Caserta, 26.10.2016

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