Replicare ai semianalfabeti è sempre mortificante. Si ha la netta percezione di perdere tempo. Tanto non ti comprenderanno mai. Non possono perché sono ciucci. Parlano un’altra lingua. In vent’anni di mestiere mi è capitato in diverse occasioni di subire, com’è normale che sia, pesanti accuse e in alcuni casi feroci attacchi personali da parte di qualche lettore tramite i social. Ne ho viste e sentite di tutti i colori. Ma è la prima volta che divento bersaglio del fratello di un sindaco. Di quale Comune? Orta di Atella, ovviamente. Una città dove il concetto di “normalità” politico-amministrativa è stato smarrito da almeno un ventennio. A puntare l’indice contro il sottoscritto è Salvatore Mozzillo, fratello del primo cittadino Giuseppe Mozzillo. Commentando sul gruppo Facebook “Orta di Atella Forever” (nella foto in basso) il mio articolo sul rischio contagio nella scuola d’infanzia “Agazzi” (clicca qui per leggerlo), il congiunto del sindaco mi ha consigliato di gettarmi dal terzo piano illustrandomi dettagliatamente anche le modalità del lancio. Ecco le sue parole testuali: “Giornalista…. il terzo piano è molto piu sicuro del primo e del piano terra .. non dimenticarti un dettagli importante con la testa in giù è sicuro non ce scampo..buon sabato e buona domenica”.
Per fortuna non ho mai avuto il dispiacere di conoscere Salvatore Mozzillo, ma per come scrive appare evidente che siamo di fronte a un caso di analfabetismo cronico. Anche i bambini della scuola “Agazzi” sanno che più si scrive accentato. E chiunque abbia conseguito la quinta elementare ha imparato che “non ce scampo” va scritto utilizzando il verbo essere: “non c’è scampo”. Per non parlare della punteggiatura, questa sconosciuta. Per quanto riguarda i preziosi suggerimenti del fratello del sindaco su come buttarmi dal terzo piano senza avere scampo, lo vorrei rassicurare: all’occorrenza ne farò tesoro, magari chiedendo il suo apporto materiale. Una spintarella è sempre meglio. Si va davvero sul sicuro. Tralasciando gli orrori ortografici e grammaticali di Salvatore Mozzillo (un po’ di scuola serale gli farebbe bene) e i consigli per il suicidio, ciò che mi ha lasciato di gesso è il suo approccio rispetto al lavoro di un giornalista, seppur mediocre come il sottoscritto. Dal fratello di un sindaco ci si aspetterebbe un contegno consono al ruolo istituzionale del suo familiare. Sia chiaro: le critiche sono legittime, a volte doverose, e a mio avviso anche auspicabili. Le leggo sempre con attenzione e le apprezzo più degli elogi perché mi hanno aiutato, e continuano a farlo, a crescere professionalmente. Non di rado mi capita di rapportarmi proprio con il sindaco Mozzillo che, gliene do atto, si è sempre comportato nei miei confronti con estrema ed encomiabile correttezza personale e istituzionale pur manifestando il suo legittimo e civile disappunto su alcuni articoli “contro” l’amministrazione comunale. Invece Salvatore Mozzillo preferisce i commenti in perfetto stile troll o hater, tipici di chi non ha nulla da dire, di chi non ha argomenti e ricorre al linciaggio online per travisare la realtà. Uno come lui, appena alfabetizzato, avrebbe fatto bene a rifugiarsi nel silenzio. Di webeti già ce ne sono a vagonate.
Mario De Michele