É iniziato, nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il processo che vede imputato per corruzione aggravata dal metodo mafioso l’ex sindaco della città casertana Biagio Di Muro, l’ex funzionario del comune di Santa Maria Capua Vetere Roberto Di Tommaso, gli imprenditori Alessandro Zagaria e Guglielmo La Regina, la “faccendiera” Loredana Di Giovanni e il professore Vincenzo Manocchio. Solo a Zagaria è contestata l’associazione mafiosa. Il processo, davanti al collegio C presieduto da Giampaolo Guglielmo, è stato subito rinviato al 25 gennaio prossimo e riassegnato al collegio A il cui presidente è Orazio Rossi. Di Muro fu arrestato nell’aprile del 2016 nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sulle infiltrazioni del clan camorristico guidato dal boss Michele Zagaria nei lavori dell’ amministrazione comunale di Santa Maria Capua Vetere. Sotto la lente degli inquirenti finì la procedura ad evidenza pubblica relativa alla progettazione e all’esecuzione dei lavori dello storico “Palazzo Teti Maffuccini”, che nel 1860 ospitò Giuseppe Garibaldi, e negli anni ’90 fu già confiscato al padre di Di Muro, Nicola, per anni vice-sindaco del comune sammaritano e uomo forte della Dc. Per la Dda ci fu un accordo illecito tra gli imprenditori che progettarono ed eseguirono le opere e Di Muro, con il versamento di tangenti per 70mila euro all’ex sindaco e ad alcuni componenti della commissione di gara che aggiudicò i lavori per 2 milioni di euro, tra cui Di Tommaso e Manocchio. A fare da trait union tra il clan e l’amministrazione Alessandro Zagaria, ristoratore di Casapesenna ritenuto legato al boss Michele Zagaria. Qualche giorno fa Di Muro (difeso dagli avvocati Giuseppe Stellato e Nicola Garofalo, ndr), dopo oltre otto mesi di carcere, è stato posto ai domiciliari su decisione del Tribunale Riesame di Napoli.