ROMA. “Pensioni minime vergognose in uno stato di diritto. Serve rivoluzione copernicana per richiedere indietro da milioni di cittadini, una parte di quei soldi che, nei tempi della politica delle ‘vacche grasse’, furono loro concessi in modo, così, da poter recuperare risorse da destinare ai ceti più deboli”. Lo ha detto il senatore di Ala-Sc Vincenzo D’Anna, intervenendo nell’Aula di Palazzo Madama. “Non poter battere moneta e dover osservare i rigidi parametri di Maastricht – ha spiegato D’Anna – non consente più ad un paese come il nostro, che vanta il brillantissimo primato di avere la voce degli interessi passivi come quarta voce di spesa del proprio bilancio (oltre ad un passivo di circa 2.500 miliardi di euro), di fare quelle evoluzioni un tempo tanto care ai difensori dello stato pauperistico ed assistenziale”. “Se in queste aule – ha ribadito ancora il senatore di Ala – non è chiara la questione che abbiamo un milione di baby pensionati che ci costano 9 miliardi e mezzo l’anno ed altri 7 milioni che percepiscono una pensione calcolata sull’ultima retribuzione (ovvero del 60 per cento più alta rispetto a quanto gli spetterebbe), se insomma non risolveremo la questione dei ‘diritti acquisiti’, non avremo mai le risorse necessarie per perequare.