RECALE – La cooperativa Aurora Recalese risponde rilanciando alla decisione del Consiglio comunale che ha sancito la decadenza del diritto di superficie del terreno su cui sorgono le residenze della cooperativa. I soci dell’Aurora, infatti, hanno invitato le forze politiche, le associazioni e tutti i cittadini ad un confronto pubblico che si terrà venerdì 10 febbraio alle 17.00 nell’Aula consiliare del Comune di Recale, per ribadire le loro ragioni e cercare una via d’uscita positiva da una situazione grottesca che si trascina da trent’anni.

«Noi non siamo disposti – afferma il presidente del CdA Pasquale Amoroso – a passare per quelli che vogliono far pagare alla collettività i costi delle proprie case. La nostra è una cooperativa a proprietà indivisa, che ha attraversato anche gravi difficoltà, ma i soci con grandi sacrifici hanno sempre pagato di persona gli errori commessi. È vero che fino al 1994 siamo stati inadempienti nel pagamento delle somme dovute all’Istituto per il sostentamento del clero di Caserta per l’esproprio dei terreni. Ma voglio ricordare che da parte nostra si trattava di anticipare delle somme per le quali, il 5 maggio 1994, il Commissario straordinario del Comune di Recale stabilì che il Comune avrebbe provveduto direttamente al pagamento, salvo poi rivalersi nei confronti della cooperativa per i maggiori oneri derivanti dalle inadempienze. Quell’atto ci esautorò completamente, e ha anche ostacolato i numerosi tentativi che abbiamo fatto per giungere ad una transazione risolutiva.» I soci dell’Aurora, in sostanza, non hanno intenzione di essere i capri espiatori della lunga serie di gravi omissioni di cui si sono resi colpevoli gli organi politici comunali: in tutto questo tempo, nessuna delle Amministrazioni succedutesi alla guida del Comune ha mai voluto affrontare il problema, preferendo imbarcarsi in una sequela di processi fino alla sentenza della Corte di Cassazione del 9 ottobre 2009 che ha condannato il Comune di Recale e la cooperativa a pagare una somma che anni di inerzia hanno fatto lievitare fino ad oltre 2 milioni di euro. «Non è più tempo di polemiche politiche – conclude Amoroso – e ci auguriamo che dall’incontro del 10 febbraio emerga la volontà di trovare soluzioni. Noi abbiamo già pagato un terzo di quei terreni, cioè la parte dell’Istituto Diocesano di Capua, abbiamo rimborsato integralmente i coloni, abbiamo realizzato a nostre spese la via G.B. Vico e pagato una parte del suolo su cui è stata costruita la Circonvallazione M. Gadola: esigiamo che vengano rispettati i nostri diritti e riconosciuti gli oneri che ci siamo sobbarcati».

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