“Nicola Cosentino va assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste”. Così l’avvocato Agostino De Caro, legale di Nicola Cosentino, al termine dell’arringa nel processo in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e denominato “Il Principe e la Scheda Ballerina” in cui l’ex sottosegretario all’Economia del Pdl è imputato per corruzione e reimpiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa in relazione alla costruzione di un centro commerciale (Il Principe) voluto, secondo gli inquirenti, dal clan dei Casalesi, ma mai realizzato. De Caro ha confutato l’ipotesi accusatoria – pm della Dda di Napoli Fabrizio Vanorio e Alessandro D’Alessio – secondo cui Cosentino si sarebbe speso per far ottenere alla società che doveva edificare il centro, la Vian srl di Nicola Di Caterino (imputato nel processo), un finanziamento di 5 milioni di euro dell’Unicredit; a tale scopo, sostengono gli inquirenti, Cosentino si sarebbe recato a Roma, presso la filiale di via Bari, il 7 febbraio 2007, insieme allo stesso Di Caterino, all’allora esponente di Forza Italia Mario Santocchio, al deputato Luigi Cesaro, per avallare la richiesta di erogazione dei fondi. Il prestito fu inizialmente erogato ma poi fu bloccato per mancanza di garanzie. I pm della Dda hanno chiesto 9 anni di carcere per l’ex esponente del Pdl. “L’incontro a Roma – ha detto in aula De Caro, aiutandosi con la lettura di oltre 50 intercettazioni – è durato appena 18 minuti e non è servito per lo scopo di cui parla la Dda; servì per accontentare Mario Santocchio, politico di Scafati (Salerno) che era cognato del direttore della filiale Cristoforo Zara (anch’egli imputato nel processo, ndr), e che voleva accreditarsi presso Cosentino, allora coordinatore regionale di Forza Italia, e ottenere la candidatura alle Politiche dell’anno successivo (2008, ndr), cosa che peraltro non ottenne”. Sul presunto incontro poi tenuto da Cosentino con l’ex funzionario del Comune di Casal di Principe Cacciapuoti, nel quale sarebbe stato concluso il patto corruttivo contestato dai pm che doveva portare alla concessione della licenza edilizia per costruire il centro commerciale, De Caro afferma che “quell’incontro non c’è mai stato, anche il teste della polizia giudiziaria Sollo che ha indagato lo ha escluso”. “Le deduzioni della Procura – ha proseguito De Caro – non si basano su alcun fatto, ma solo su slogan, come quello secondo cui Cosentino sarebbe ‘il referente politico nazionale dei Casalesi’. Da questo assunto discende che Cosentino è colpevole di ogni malefatta”. Nel corso della requisitoria i pm avevano chiesto per Cosentino nove anni di carcere.