Contrario alla chiusura della sezione della Squadra Mobile di Casal di Principe (Caserta) si dice Emilio Diana, fratello di don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dai Casalesi il 19 marzo del 1994 nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari. “Lo Stato doveva fare di tutto per non chiudere la sezione della Mobile – dice in merito alla vicenda riportata da alcuni giornali – per i cittadini era garanzia di sicurezza, anche se oggi non c’è più quell’emergenza di una volta e, grazie anche all’attività del sindaco Renato Natale, si respira un’aria diversa a Casal di Principe”. E’ sconcertato Augusto Di Meo, testimone oculare dell’omicidio di don Peppe, ufficiale al merito della Repubblica ma, paradossalmente, non ancora riconosciuto testimone di giustizia nonostante avesse denunciato e contribuito a far condannare il killer del prete. “Mentre la società civile continua a fare da sentinella di legalità sul territorio – dice – lo Stato abbassa la guardia. Sono basito, perché la sezione sorge su un bene confiscato. Mi faccio portavoce delle preoccupazione di tanti cittadini, che sono profondamente delusi da questa decisione”. Era da oltre un anno che la sezione della Mobile contava su pochissime unità e praticamente non realizzava più indagini. “Nell’immobile erano rimasti due operatori, ma nonostante questo c’era e c’è tuttora la vigilanza dell’Esercito all’esterno della struttura su apparecchiature e attrezzature, con un gran dispendio di soldi pubblici” spiega il funzionario Raffaele Persico in servizio ad Aversa, segretario regionale della sigla sindacale “Movimento dei Poliziotti Democratici e Riformisti”. “L’attuale Questore Borrelli ha preso atto di una situazione ereditata. Ora sarebbe positivo se i colleghi di Casale venissero trasferiti ad Aversa”. Alla chiusura della sezione della Mobile, si accompagnano voci sull’istituzione nell’immobile di un commissariato della Polizia a Casal di Principe, in cui potrebbero confluire anche agenti in forza al Posto Fisso di Polizia ubicato a Casapesenna, paese natio del boss Michele Zagaria.