La Corte d’Assise d’Appello di Napoli (quarta sezione) ha condannato quattro esponenti della famiglia camorristica Venosa, legata al clan dei Casalesi, e un quinto imputato, Francesco Carannante, per l’omicidio di Paolo Coviello e Pasquale Pagano, vittime innocenti trucidate nel 1992 perché furono scambiati per i veri obiettivi dei killer, ovvero i camorristi Domenico Frascogna e Alfredo Zara. Il 2 febbraio scorso i familiari di Coviello e Pagano, in una conferenza stampa organizzata con altri familiari di vittime innocenti dei clan a Casal di Principe, presso il bene confiscato denominato Casa Don Diana, lamentarono la mancata tutela da parte dello Stato, in primis di Viminale e Prefettura, per il fatto che i loro stretti congiunti uccisi non fossero ancora stati riconosciuti ufficialmente dopo tanti anni come vittime della criminalità, decisione che aveva bloccato di conseguenza l’iter per l’erogazione dei risarcimenti a loro favore. “Perché – si chiesero davanti a telecamere e taccuini – lo Stato non vuole tutelare i familiari delle vittime di camorra, mentre tutela i collaboratori di giustizia che si sono macchiati di crimini orrendi?”. Parole che risuonano attuali oggi che una parte dello Stato si è pronunciata sulla vicenda; i quattro Venosa, l’anziano Umberto, e gli stretti parenti Salvatore, Pietropaolo e Raffaele, tutti pentiti, hanno avuto sostanziosi sconti di pena, passando dai 20 anni in primo grado a condanne tra i 13 e i 14 anni; determinanti sia le dichiarazioni autoaccusatorie rese dai Venosa alla Dda di Napoli, sia il perdono richiesto in aula ai parenti delle vittime, anche nell’udienza di oggi, quando Umberto Venosa ha avvicinato l’avvocato Gianni Zara, che difende i cinque figli di Coviello e Pagano, ribadendo il pentimento per quanto fatto e la richiesta di perdono. L’unico imputato non pentito, Francesco Carannante, ha avuto 20 di carcere, mentre in primo grado era stato condannato all’ergastolo; anche per lui ha fatto la differenza una lettera inviata alla Corte in cui ammetteva le proprie responsabilità per il delitto e chiedeva scusa. I giudici hanno anche portato a 80mila euro, rispetto ai 20mila di primo grado, la provvisionale che gli imputati dovranno pagare ai cinque figli delle vittime, costituitesi parti civili, mentre ha lasciato invariata la somma di 20mila per i fratelli e i cugini di Coviello e Pagano, anch’essi costuitisi in giudizio; per il Comune di Casal di Principe, parte civile nel processo, è stata poi confermata la provvisionale di 50mila euro.

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