CAPODRISE. Sul campo sportivo un altro “autogol” dell’opposizione. Un appello a discutere nel merito delle questione di interesse generale, senza pregiudizi e odi personali. Così si conclude il manifesto dell’associazione politica CentroCittà di Capodrise, coordinata da Carlo Pontillo, che replica alle accuse mosse dai gruppi di minoranza sulla revoca, votata dalla giunta del sindaco Angelo Crescente, del bando di gara per la riqualificazione dell’impianto “Sant’Andrea”. «Per l’ultima volta – esordisce il direttivo –, avvertiamo il dovere di rispondere alle falsità sulla riqualificazione dell’impianto, contenute in un manifesto diffuso dai gruppi Unione democratica e Rinnovamento. Speravamo che la modifica delle linee programmatiche del nuovo Piano urbanistico comunale, con la conservazione dell’area mercato all’interno dell’impianto e la conseguente revoca del bando di gara, servisse a stimolare un confronto, magari acceso ma leale, sul futuro dello stadio comunale. E, invece, il copione si ripete: le opposizioni, ispirate dal solito “Cimabue”, che una ne pensa e due ne sbaglia, non sanno far altro che criticare, offendere e alimentare la cultura del sospetto. Lo lascino perdere: è un personaggio patetico, la cui profonda cattiveria ha sempre fatto la fortuna dei suoi avversari. “Cimabue” non pensa a male, è il male! L’arrivo del commissario a Capodrise – chiarisce il direttivo di CentroCittà –, lo ribadiamo, non è dipeso da quel bando di gara (che, per inciso, fu inviato all’Anac su richiesta del promotore del progetto), ma da rivendicazioni, legittime o no, ora poco importa, sorte alla vigilia della rimodulazione della giunta del sindaco Angelo Crescente. Certi argomenti non hanno incantato nessuno durante la campagna elettorale, né incanteranno qualcuno oggi. La realtà è che il Comune di Capodrise, al pari di migliaia di enti locali in Italia, non aveva, né ha, le possibilità economiche né il personale per gestire la struttura. E l’epoca dei mutui da estinguere sottraendo i soldi dalle tasche dei cittadini è finita da un pezzo. Piaccia o no a “Cimabue”, quell’area sarà restituita alla comunità, con campi di calcio, spogliatoi, tribune, una pista di atletica e altre infrastrutture dove poter svolgere attività sportive, sociali, ricreative e culturali. L’impianto resterà un bene pubblico e diventerà un centro all’avanguardia che i Comuni della zona ci invidieranno. Ci rivolgiamo a chi nei gruppi di opposizione conserva ancora un briciolo di buonsenso: sarebbe il caso – conclude il direttivo – che su questo e su altri temi di interesse generale si riaprissero discussioni sul merito, non viziate dal pregiudizio e dall’odio personale, in un clima sereno di dialettica politica».

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