L’Unione Industriali ha presentato ricorso al Tar Campania contro l’esito della procedura di rinnovo del Consiglio della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Napoli. “I motivi che hanno indotto l’Unione Industriali a chiedere l’annullamento – previa sospensione dell’efficacia – della procedura di rinnovo, sono gravi”, si legge in una nota. “Alla procedura di rinnovo hanno concorso alcune sigle della cui attività in città e nell’area metropolitana non si ha memoria, che non sono state presenti a significativi tavoli di confronto con livelli istituzionali e organizzazioni sociali. Ciò malgrado, queste realtà hanno prodotto una documentazione da cui si dovrebbe evincere una base associativa tanto ampia da determinare un numero di seggi molto significativo nel costituendo Consiglio Camerale”. “La palese discrepanza tra profilo politico rappresentativo e consistenza numerica degli iscritti dichiarata ha indotto l’Unione Industriali ad accedere alla documentazione prodotta per verificare la congruità dell’istruttoria espletata. E’ emersa una macroscopica sequela di irregolarità che hanno stravolto l’esito della procedura, commesse sia da coloro che hanno presentato l’istanza di partecipazione alla ripartizione dei seggi nei settori economici previsti dallo statuto camerale, sia dagli uffici preposti alla verifica della effettiva rappresentatività delle associazioni concorrenti. Al di là del numero sorprendente di omissioni ed errori nei criteri di calcolo adottati, risulta clamorosamente disattesa la verifica di un principio fondamentale, ribadito sia dal Ministero dello Sviluppo economico sia dagli stessi deliberati della Camera di Commercio di Napoli: l’entità dell’impegno contributivo deve esprimere una reale appartenenza associativa, al fine di evitare effetti moltiplicativi sul numero delle imprese iscritte, originati dall’unico intento di incidere sul procedimento di rinnovo dei consigli camerali. A tal fine, sono fissati appositi criteri, volti a impedire che le quote pagate dalle imprese di un’associazione risultino inferiori oltre una certa misura alla media di quanto pagato dagli iscritti a tutte le organizzazioni concorrenti del medesimo settore”. “Tra tanti altri errori, si è arrivati a sostituire un tetto minimo prescritto del 70% con uno, destituito di qualsiasi fondamento, del 30% e, perfino, a interpretare estensivamente il parametro così stravolto, ‘recuperando’ addirittura le imprese che non l’avevano rispettato. Il risultato è che anche il pagamento di quote simboliche di 2 euro, peraltro non tracciate, ha consentito di estendere il livello di rappresentatività di associazioni che, altrimenti, avrebbero visto escluse gran parte delle imprese iscritte”, afferma ancora l’Unione degli industriali. “Come se non bastasse, gli organi preposti alla verifica hanno ritenuto ammissibile la presenza di due associazioni, Aicast e Assimprese Italia, i cui iscritti coincidono per una percentuale superiore al 90%, con evidente violazione del principio di non duplicazione, affermato dalla legge e ribadito dalle circolari del Ministero dello Sviluppo economico. In tali condizioni, la sospensione dell’efficacia degli esiti della procedura di rinnovo significa tutelare l’interesse pubblico alla corretta formazione del massimo organo di indirizzo della Camera di Commercio, in ragione sia delle funzioni rilevanti che è chiamato a svolgere, sia dell’importanza del territorio in questione: Napoli e provincia, uno dei più delicati e strategici contesti nazionali. La composizione del Consiglio, come viene a determinarsi sulla base degli atti posti in essere, non riesce a rappresentare il reale tessuto imprenditoriale della nostra area e pertanto non è in grado di governare un Ente che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo del territorio”. L’Unione Industriali, “in tale contesto, non ritiene di poter contribuire a definire l’indirizzo dell’Ente Camerale. Nel rispetto degli atti compiuti dalla Regione Campania, tuttavia, si è inteso dare loro seguito, designando i rappresentanti dell’Associazione ma, per i motivi esposti, indicando rappresentanti tecnici e non politici. Nella convinzione che il Tar possa verificare, anche in tempi brevi, la fondatezza delle ragioni del ricorso, e creare le condizioni perché gli organi direttivi della Camera di Commercio di Napoli possano essere ricomposti tramite regolari procedure in grado di far emergere l’effettiva capacità di rappresentanza dell’economia dell’area metropolitana”, conclude la nota.