Cancello della Maddalena chiuso. Un lucchetto posto dall’asl impedisce l’accesso all’ampia area posta al confine tra Aversa, Lusciano e Trentola per motivi di sicurezza. Lo ha stabilito l’Asl dopo l’incendio divampato nei giorni scorsi ie il ritrovamento di un cadavere di un giovane stroncato da un’overdose. Ma la Maddalena non è solo un’area abbandonata. E’ anche un laboratorio di attività dal basso cresciuto negli ultimi due anni grazie a varie realtà tra cui il laboratorio Iskra che ha occupato e recuperato i locali dell’ex falegnameria. C’è poi la fattoria sociale fuori di zucca e un’are di ricovero per randagi della Lega del Cane. Tutto accompagnato dal lavoro del coordinamento La Maddalena che vorrei che ha messo in piedi una serie di iniziative per dimostrare le potenzialità dell’area come luogo di socialità a disposizione della comunità. Oggi dunque si leva forte la condanna degli attivisti per una scelta che toglie la possibilità di accedere al Parco. “In seguito alle recenti prese di posizione istituzionali – scrivono gli attivisti dell’Ex Falegnameria- di limitare l’accesso all’area della Maddalena esclusivamente in orari limitati, con la chiusura dei cancelli di ingresso, ribadiamo che l’unica sicurezza per salvaguardare la Maddalena è la Riqualifica. Non si può pensare che per porre termine allo stato di abbandono e degrado in cui versano gran parte degli edifici storici e degli spazi verdi, sia sufficiente chiudere dei cancelli. Ciascuna iniziativa che abbiamo realizzato e promosso in questi due anni di occupazione all’interno dell’Ex-Falegnameria dell’Ex-Manicomio di Aversa, ha sempre avuto l’intento di sollevare la necessità di una riqualifica reale dell’intera area della Maddalena per poter finalmente far tornare tutta la popolazione ad ammirare le strutture dall’incredibile interesse storico ed artistico (patrimonio culturale dell’Agro-aversano che non può essere lasciato alla non curanza e all’abbandono) e anche per permettere di usufruire degli ampi spazi che hanno un enorme potenziale di sviluppo e partecipazione sociale. In questi due anni abbiamo provato quotidianamente a costruire un piccolo esempio di quello che la Maddalena avrebbe potuto rappresentare, un luogo aperto per l’utilità sociale, di incontri, di cultura, di confronto, insomma un reale luogo di partecipazione pubblica. Ogni singolo giorno abbiamo provato ad aggiungere un pezzetto (oggi possiamo mettere a disposizione una biblioteca attrezzata, una sala con palco, una cucina, una palestra/sala prove, una sala riunione, un ampio cortile). E in questi due anni ogni singolo giorno abbiamo messo a disposizione gli spazi e le nostre energie per poter realizzare le iniziative e le attività diurne e serali che ci venivano proposte (laboratori ludico-didattici per bambini, eventi musicali di ogni tipo, rappresentazioni teatrali, cineforum, palestra, corsi di inglese, corsi di italiano per immigrati, reading, iniziative di street-art e freepainting). Ribadiamo che quello che abbiamo intenzione di fare non è banalmente creare una piccola oasi felice, un piccolo recinto personale. Avevamo e abbiamo l’ambizione di credere che tutti i 17 ettari dell’area possano e debbano essere restituiti alla pubblica fruizione, nel rispetto dei loro valori artistici e storici. Tutto ciò ci ha spinti ad andare oltre, ad uscire noi stessi dal Manicomio, per andare nelle strade e nelle piazze ad informare e confrontarsi con la popolazione, e così assieme a tutte le associazioni e alle singole persone che condividono la volontà di riqualificare nella sua interezza il plesso della Maddalena, istituitisi nel “Comitato la Maddalena che vorrei”, è stato possibile raccogliere quasi un migliaio di sottoscrizioni per una “Carta di Intenti per la Riqualifica e la Salvaguardia della Maddalena”, con una serie di punti imprescindibili per il suo raggiungimento: a) istituzione di un Parco Urbano (ex legge n.17/2003 della Regione Campania) sull’intera area della Maddalena, che miri a salvaguardare l’insieme dell’area verde e rendere fruibile gratuitamente gli spazi all’intera comunità; b) tutela e salvaguardia delle sue caratteristiche territoriali, storiche e ambientali, evitando modificazioni volumetriche degli edifici (art.10, comma 1 D.Lsg. 42/2004 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, e ulteriori disposizioni correttive ed integrative – corpi storici ante 1943) e impedendo qualsiasi speculazione e smembramento dell’area; c) destinazione dell’intera area ad usi sociali, attraverso la promozione di attività svolte in conformità alla normativa di tutela; d) preservazione e conservazione della memoria storica dei luoghi, patrimonio della comunità nazionale; e) promozione di una progettazione organica complessiva dell’area, tramite iniziative di sensibilizzazione e aggregazione degli enti territoriali; f) adozione di procedure trasparenti, pubbliche e condivise Quanto scritto finora non vuole essere semplicemente la cronistoria del “cosa si è fatto finora” ma una breve premessa. E’ notizia di qualche settimana fa della tragica morte di una ragazzo di 19 anni, il cui corpo è stato ritrovato all’interno dell’area della Maddalena. Pare che dopo venti anni anni di immobilismo, solo un episodio di tale gravità abbia smosso le Istituzioni Ebbene pare che l’unica soluzione che le istituzioni abbiano trovato per riqualificare e “mettere in sicurezza” l’area sia semplicemente quella di chiudere i cancelli di accesso, di limitarne l’ingresso il più possibile, intimando di “trovarsi nuovi accessi” anche a chi quotidianamente cerca di creare alternative sociali, contesti pubblici, attività sia diurne che serali. La dirigenza dell’ASL è davvero convinta che la riqualifica della Maddalena si realizzerà costruendo cancelli? Ciò che ci chiediamo è questo: Perchè in questi due anni ha costantemente ignorato le nostre richieste di incontro per discutere di questi spazi? Perchè ha costantemente ignorato la volontà di discutere di una progettualità più ampia così come espressa e sottoscritta dalla popolazione nella Carta di Intenti? Ha intenzione di convocare una conferenza dei servizi con gli altri enti interessati (Comune e Regione) per definire una riqualifica dei 17 ettari della Maddalena? Perchè si rifiuta di accorgersi che se la Maddalena non è completamente lasciata all’abbandono e al degrado è grazie a chi quotidianamente cerca di darne una diversa finalità? Infine, per la dirigenza dell’ASL cosa rappresentano le poche strutture riqualificate e che ogni giorno spendono forze ed energie per dare vita e significato a questi spazi? Rappresentano una risorsa oppure sono un impedimento per poter chiudere e sigillare definitivamente la Maddalena?”