Altro che manicomio chiamato Pd. Siamo ben oltre la psicopatologia. Neanche Freud e Jung messi assieme potrebbero riportare i dem casertani sulla strada della salute mentale. Il gruppo dirigente del partito è talmente in preda alla follia che non riesce neppure a trovare una soluzione sull’elezione del nuovo presidente della commissione provinciale per il congresso, a seguito delle dimissioni di Cira Napoletano. I renziani sono affetti da una grave forma di dissociazione dalla realtà. Non si mettono d’accordo su nulla. Si scontrano anche sull’inchiostro della penna da usare per verbalizzare le riunioni. C’è chi si batte fino alla morte per scrivere con la penna nera e chi è disposto a tutto purché la penna sia blu. Da un lato ci sono i seguaci di Nicola Caputo e Gennaro Oliviero (penna nera), dall’altro i sostenitori di Pina Picierno e Stefano Graziano (penna blu). Nel mezzo Franco Mirabelli (penna rossa). Che, dopo aver piazzato la Napoletano a capo della lista delle primarie nel collegio di Caserta ora se ne sta beatamente alla finestra. Spetta alle anime pro Renzi indicare il nome del nuovo timoniere della commissione congressuale. E il senatore, a differenza di quando impose proprio la Napoletano, adesso non vuole invischiarsi. Facciano Caputo, Oliviero, Graziano e Picierno. Una parola. I due eurodeputati e i due consiglieri regionali, tutti renziani ma a Caserta sempre schierati su posizioni opposte, a mala pena si parlano. Trovare l’intesa sul nuovo coordinatore sembra un miraggio come è palesemente emerso nell’ultima seduta della commissione di venerdì scorso. Prima di sedersi attorno al tavolo Mirabelli, che poi si è rintanato nella sua stanza, ha suggerito senza insistere una soluzione tecnica: l’elezione del componente anziano che risponde al nome di Domenico Iovinella, assessore al Comune di Sant’Arpino e tra i fedelissimi di Graziano. Non l’avesse mai fatto.

A caputiani e olivieriani è salito il sangue alla testa. “Un uomo di Graziano mai e poi mai”, hanno pensato e fatto capire Francesco Piccirillo (team Caputo) e Eugenia Oliva (gruppo Oliviero). Piccirillo ha caldeggiato un altro criterio di scelta: indicare una donna come si è fatto con i capilista delle primarie. Un modo elegante per dire un “no” secco a Iovinella (tra i due entrambi di Orta di Atella i rapporti non sono idilliaci). A ruota del caputiano si è fiondato Carlo Scatozza. Il coordinatore provinciale dei LabDem ha sponsorizzato Oliva per giocare d’interdizione su Graziano. In quota Renzi si è fatto strada anche il nome di Teresa Cerchiello (sostenitrice della Picierno) che però ha proposto Iovinella per la guida della commissione. Se dipendesse da noi tra due vecchi scarponi come Iovinella e Piccirillo sceglieremmo senza pensarci su due volte una tra Cerchiello e Oliva, già solo per una questione estetica. Ma soprattutto perché sono due giovani capaci e già esperte sul piano politico e amministrativo. Però è molto probabile che neanche nella riunione fissata per stasera le truppe di Caputo-Oliviero e quelle di Graziano-Picierno troveranno un punto di incontro. E quindi? Si corre il rischio concreto che la riunione termini con un altro nulla di fatto. Oppure, scenario più remoto, a sorpresa una parte dei renziani potrebbero cedere la presidenza della commissione su ai Giovani turchi. Un’altra ipotesi, tutt’altro da scartare, potrebbe prevedere un timoniere pro tempore, che sarebbe Iovinella in quanto membro anziano, per traghettare l’organismo fino alle primarie per poi procedere all’elezione del nuovo presidente subito dopo il voto per la scelta del segretario nazionale del Pd. Insomma un ginepraio di soluzioni, una guerra infinita, polemiche e scontri a go-go per riempire una casella che nella sostanza vale poco o nulla. Che manicomio.

Mario De Michele

 

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