Canzoni come ”O capo clan’ di Lello Liberti, ”danneggiano non solo la canzone napoletana ma l’intera citta’, la gente, tutti i napoletani”. Parola di Nino D’Angelo, che stigmatizza all’Adnkronos il fenomeno dei cantanti cosiddetti ‘neomelodici’, tornati alla ribalta in questi giorni, che rappresentano la camorra come fenomeno positivo.
E’ il caso di Lello Liberti, indagato per istigazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta sul clan di Ercolano, che ha portato ieri all’arresto di 41 persone. Nel testo della canzone ”O capo clan’, infatti, Liberti esalta la figura del boss e rimarca la legittimita’ dell’omicidio di chi tradisce o si pente. ”Questi non sono neomelodici -spiega D’Angelo- sono cantanti di malavita. Io sono il primo neomelodico, ma cantavo l’amore, mentre questi sono a favore di tutto quello che noi combattiamo. Non mi sento di rappresentare questi personaggi -aggiunge- che non considero neppure cantanti. Questa e’ gente che si mette a cantare comprando uno spazio di un’ora in una tv locale. Fenomeni da vicolo se non addirittura da singolo condominio”, sottolinea lo scugnizzo della canzone melodica napoletana, attualmente impegnato all’Ambra Jovinelli di Roma con lo spettacolo ‘C’era una volta… Un jeans e una maglietta’. Il fenomeno dei cantanti che con le loro canzoni sostengono i ‘valori’ della camorra e’ vastissimo. Su Youtube abbondano i video di Lisa Castaldi, autrice di ‘Il mio amico camorrista’, che e’ ”un uomo pieno di qualita”’, secondo la cantante, interprete anche di ‘Femmena d’onore’. E poi c’e’ ‘A societa” di Gino Ferrante, apologia dell’organizzazione camorrista, o ‘O’ re e’ di Corleone’, canzone dedicata a Toto’ Riina, solo per citarne alcuni. ”Secondo me -conclude D’Angelo- si parla troppo di queste cose e piu’ ne parliamo, piu’ si conoscono. Sarebbe meglio ignorarle, non dare loro importanza, per evitare che salgano alla ribalta”.