“Siamo gli unici a Napoli a fare le primarie con i gazebo, una scelta inevitabile, perché le due associazioni che ci prestavano la sede non hanno più voluto avere niente a che fare col Pd e le primarie”. Lo afferma all’ANSA Innocenzo D’Atri, segretario del circolo Pd di San Carlo all’Arena, a Napoli, che alla fine ha vinto la sua battaglia: si voterà nei chioschi volanti in Piazza Gian Battista Vico e in viale Colli Aminei.
A sbattere la porta in faccia al Pd sono state le due associazioni Rosso Democratico in via Bosco di Capodimonte e Associazione Tempi Nuovi a Capodichino spiega D’Atri “visto quello che è successo a febbraio con il tesseramento ci hanno detto che non vogliono averci niente a che fare con le primarie, ci hanno detto ‘se succedono casini non vogliamo finire sui giornali per il voto'”. Ma D’Atri, che sostiene la mozione Renzi, guarda il lato positivo: “Nessuno potrà distribuire monete da due euro dice siamo in piazza davanti agli occhi di tutti a duecento metri dal commissariato di polizia, quindi saranno primarie trasparenti, secondo me la scelta dei gazebo doveva essere fatta in tutti i quartieri in cui non c’è una sede fisica del Pd”. I dem di San Carlo all’Arena si incontrano “al bar dice D’Atri o in qualche locale dove fanno riunioni di condominio”. Il circolo conta circa 1300 iscritti al tesseramento di febbraio, quando D’Atri stoppo’ le carte perché era arrivato un gruppo di srilankesi che probabilmente non sapevano di iscriversi al Pd. E le sue previsioni non sono ottimistiche: “Non ci volevano far fare i gazebo perché non avevamo l’allaccio alla luce elettrica. Ma il seggio si chiude alle 20, c’è ancora luce in questo periodo e per lo spoglio ce la caveremo in una mezz’ora, sulle 100 massimo 200 persone che verranno. Del resto il calcolo è facile, alla municipalità abbiamo preso circa seimila voti quando i candidati erano i vicini di casa degli elettori, difficile coinvolgerli su nomi così distanti. Poi magari gli elettori ci stupiscono e vengono in massa, ma abbiamo delle lampade a led, era assurdo buttare i 257 euro chiesti dall’Enel per l’allaccio di un giorno, meglio donarli ai terremotati del centro Italia”.