“Registro un crescendo di polemiche e reazioni scomposte di taluni dirigenti e rappresentanti istituzionali a seguito del risultato non soddisfacente della Mozione Renzi nei tre collegi della provincia di Caserta. Il risultato del 40% su base provinciale (ben 30 punti sotto la media nazionale e 35 punti sotto quella regionale) non può lasciarci indifferenti e – anche se chiare e incontrovertibili appaiono le responsabilità soprattutto di chi era stato chiamato a svolgere un ruolo di arbitro, ma che ha invece preferito quello di player – il dato impone una chiara e approfondita riflessione sul percorso futuro. – Con queste parole l’eurodeputato Nicola Caputo, interviene sulle primarie di domenica scorsa e sugli attacchi rivolti al consigliere regionale Gennaro Oliviero. – Sono amareggiato per le polemiche – spiega Caputo – che, comunque, non devono in alcun modo oscurare i dati positivi a partire dalla grande partecipazione alla consultazione. Però vanno esplicitate le criticità, dettate in primis dalla necessità di uscire quanto prima dalla fase commissariale e ridare protagonismo ai territori. Su molte questioni sono d’accordo con l’On. Graziano, – riflette ancora Caputo – ma sull’analisi del voto di domenica ritengo non sia utile confondere la causa con l’effetto: se centinaia di militanti e dirigenti locali hanno ritenuto di sostenere legittimamente un’altra mozione, nonostante avessero contribuito a realizzare un ottimo 73% per la mozione Renzi nella convenzione provinciale, non possiamo liquidarli – sarebbe autolesionismo – alla stregua di “robottini che si spostano al comando” del capo. La verità è che sono state assunte delle scelte che hanno avuto delle conseguenze. Autonomamente, si è deciso di non condividere le scelte sulle liste per Caserta e, anzi, le 3 liste nei collegi casertani sono state le uniche non discusse al tavolo provinciale e regionale, decisione peraltro contestata dalla stessa Segretaria regionale, ciò ha determinato uno scoramento che si è diffuso fino ai circoli. La scelta di escludere la candidatura di una dirigente autorevole qual è Lucia Esposito nel collegio casertano ha deluso tanti militanti ed elettori democratici. La composizione della lista nel collegio di Capua, improntata sull’autorevolezza di Picierno ed il radicamento di Oliviero, probabilmente avrebbe dovuto fotografare meglio lo stato d’animo di quel collegio. Certo, non si fa un buon servizio al PD se si continua a definire “orticelli” ciò che in Politica risponde al sostantivo “territori”, luoghi imprescindibili in cui nasce la rappresentanza istituzionale, fatti di persone in carne e ossa e militanti appassionati. Occorre superare quella logica delle scelte “calate dall’alto”, restituendo il partito ai casertani. Abbiamo lavorato affinché le Primarie del PD celebrate il 30 aprile fossero innanzitutto una festa di democrazia e partecipazione, e lo sono state. Nonostante la miopia di alcune scelte del commissario Mirabelli, un partito provinciale che non si riunisce da mesi per discutere alcunché e l’assoluta mancanza di coinvolgimento dei circoli, grazie all’entusiasmo contagioso del progetto Renzi e l’impegno di tanti militanti, siamo riusciti a registrare comunque una tenuta complessiva nel collegio di Caserta ed in quello di Aversa, in quest’ultimo anche l’entusiasmo della giovane Capolista Martino ha certamente influenzato positivamente il consenso. Diversa, invece, l’analisi circa l’esito della consultazione primaria nel collegio di Capua, laddove il deludente 30% conseguito dalla Mozione Renzi certifica un dato allarmante di cui va individuata la causa senza creare ad hoc un capro espiatorio. Puntare il dito contro Gennaro Oliviero, serio e radicato esponente dem, è sbagliato prim’ancora che inutile. Così come non giova ad alcuno nel PD definire Oliviero ‘un corpo estraneo’ o ‘una mina vagante’: sono proprio queste derive di autosufficienza ad allontanare il PD dalla gente ed a diffondere un sentimento di sfiducia nell’animo dei suoi elettori tradizionali. Penso che da un vasto territorio della provincia casertana sia scaturito un concetto da cui non potremo esimerci: l’unità va ricercata, e non imposta, attraverso la condivisione delle scelte. Diversamente, e senza la necessaria autodeterminazione, non più rinviabile, della comunità democratica casertana, l’unità risulterebbe essere solo una effimera rappresentazione dell’ipocrisia, propria di altre stagioni politiche, che oltre a produrre scarsi risultati non servirebbe a ripristinare quella spinta necessaria al PD casertano, a pochi mesi dalle elezioni politiche che vedranno il nostro Segretario impegnato in una battaglia difficile quanto fondamentale per le sorti di tutto il Paese. Il mandato di Mirabelli è scaduto da mesi, – conclude l’eurodeputato – occorre convocare prima possibile il congresso provinciale e aprire una nuova fase”.