Un gruppo di lavoro interistituzionale per la prevenzione e la repressione dei rischi sanitari connessi al degrado ambientale in un territorio come la Terra dei Fuochi. É previsto dal protocollo d’intesa firmato oggi negli uffici della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), e si occuperà di effettuare un costante monitoraggio ambientale, con la condivisione tra i soggetti firmatari dei dati sensibili relativi alle patologie tumorali presenti, nei 15 comuni del Casertano su cui ha competenza la Procura sammaritana, tra i quali rientrano centri in piena Terra dei Fuochi, come Marcianise, Maddaloni, San Tammaro, e altri dove sussistono situazioni di inquinamento molto pesanti, come Calvi Risorta, dove c’è l’ex Pozzi Ginori con la discarica sotterranea più grande d’Europa, o Castel Volturno, con la foce del Volturno e i Regi Lagni. “Un grande esempio di sinergia costruttiva tra istituzione” dice il vice presidente della Giunta regionale Fulvio Bonavitacola, che ha sottoscritto il documento su delega del presidente Vincenzo De Luca; al tavolo dei firmatari c’era il procuratore Maria Antonietta Troncone, che ha voluto il protocollo “anche per dare un segnale ai cittadini, che devono sapere che le istituzioni si stanno seriamente impegnando per fronteggiare i concreti rischi alla salute che derivano dalla situazione di degrado ambientale in cui versa il Casertano”; c’erano poi i responsabili dell’Asl di Caserta, dell’Arpac, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, della Direzione Generale per la Tutela della Salute ed il Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale, dei Registri Tumori dell’Asl Caserta e di Napoli 3 e del Registro Tumori Infantili della Regione. “Il protocollo – spiega la Troncone – nasce dalla necessità di verificare se l’interramento illegale di rifiuti e di scarti industriali e lo sversamento di rifiuti urbani nei corsi d’acqua possano avere incidenza sulla salute della popolazione”. Un’azione che in prospettiva può tornare utile sia in chiave preventiva, per sollecitare le bonifiche, ancora al palo, in quelle aree particolarmente inquinate e in cui c’è un maggiore tasso di mortalità, che repressiva; anche se sarà molto difficile, e gli stessi magistrati ne sono consapevoli, arrivare a sentenze di condanna che accertino un nesso di causalità tra inquinamento e malattie. “Ad oggi – spiega il responsabile del Registro dei Tumori dell’Asl di Caserta Angelo D’Argenzio – se si eccettua quanto accertato per le patologie tumorali legate all’amianto, per cui il nesso è emerso, per tutte le altre malattie non siamo in grado di stabilire un’unica causa, e soprattutto se si tratta di forme di tumore provocate, per esempio, dall’inquinamento delle falde”. A fine 2017 l’Airtum (Associazione Italiana dei Registri dei Tumori) validerà i dati raccolti dal Registro casertano e relativi al biennio 2011-2013. “I dati non si discostano da quelli del periodo precedente, relativo agli anni 2008-2010 – dice D’Argenzio – quando furono accertati oltre 10mila casi”. L’Asl ha accertato che nel Casertano ci si ammala di meno di tumore ma si muore di più.