La visita a Roma della 23enne leader studentesca cilena Camila Vallejo, per come è stato organizzato l’evento, mette ancora una volta in luce le divisioni della sinistra cosiddetta “radicale”. Tre appuntamenti in un pomeriggio. La Vallejo è ormai un personaggio planetario, un’icona – forse l’unica – per tutti i giovani anti-liberisti non solo cileni, non solo dell’America Latina, ma anche europei. Merito della grinta di questa militante comunista e studentessa di geografia, merito delle grandi mobilitazioni che è riuscita a organizzare con i suoi compagni contro il governo del “destro” Sebastian Pinera, e merito anche del suo fascino: viso angelico, occhi verdi, capelli lunghi scuri, piercing al naso, eloquio magnetico e una discreta dose di carisma. Le caratteristiche giuste per entrare velocemente nel circuito dei mass-media. E così eccola nel suo giro in Europa, organizzato dalla fondazione Rosa Luxemburg. È toccato ovviamente anche a Roma, ma invece di organizzare una bell’incontro collettivo della sinistra i partiti si sono divisi. Alle 15 conferenza con i ragazzi di Tilt (vicini a Sinistra Ecologia e Libertà) a Ostiense, alle 16 con quelli della Federazione della Sinistra (Rifondazione e Pdci) in via Cavour – presenti anche i segretari Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto – e dopo incontro finale col presidente di Sel Nichi Vendola . Mettici poi la Roma innevata e le oggettive difficoltà di spostamento, chissà cosa ha pensato in cuor suo la Vallejo dello sballottamento. Di certo c’è che, a bassa voce, sia Sel che la Fds (una volta stavano tutti insieme nel Prc) si accusano a vicenda di essersi “rubati” l’iniziativa.

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