Lo potremmo definire il “metodo” Orlando Lucariello. Come confermano anche i pentiti Luigi D’Ambrosio, Roberto Vargas e Giuliano Pirozzi. I collaboratori di giustizia spiegano come funzionava il giro delle mazzette ai tempi del sacco della città. Ai magistrati svelano il “sistema”. L’intreccio tra politica, imprenditori e camorra. Lucariello si sofferma sull’edilizia privata. “Riferii di adottare lo stesso metodo che era stato adottato per Gricignano di Aversa ovvero che parte delle somme sarebbero dovute confluire per pagare tutti gli amministratori comunali al fine di impedire un loro ostacolo alla realizzazione di tali immobili”. Tutti si cibavano dalla mangiatoia delle tangenti. Era un metodo, quello di Lucariello, per far filare le cose lisce sul piano amministrativo. “Voglio precisare che al fine di evitare opposizioni o comunque malumori da parte della maggioranza politica del paese avevo dato disposizione che gli imprenditori al fine di realizzare complessi residenziali nella zona avrebbero dovuto corrispondere sia pagamenti al clan sia agli amministratori pubblici”.

Addirittura il clan dei Casalesi appianava anche i contrasti all’interno dell’allora maggioranza. “Non posso riferire – confessa Lucariello – di episodi specifici in ordine a contrasti ovvero discussioni tra il Brancaccio e altri amministratori comunali. Voglio precisare che ricordo sicuramente di una lite avvenuta tra il sindaco Brancaccio e Del Prete Arcangelo e in merito alla stessa io mi rivolsi a Mundo Salvatore affinché quest’ultimo precisasse al Brancaccio che tali liti non dovevano avvenire e che lui si doveva limitare a fare il sindaco e se lui avesse avuto qualche problema con il Del Prete o con qualunque altra persona ce ne saremmo occupati noi direttamente. So anche di una lite tra il sindaco Brancaccio e Mozzillo”.

Ovviamente trovandosi di fronte alla nascita di Orta 2, di fatto un altro paese, Lucariello rimarca che si parla di “operazioni economiche di altissimo valore”. Secondo il collaboratore di giustizia non c’è alcun dubbio sul fatto che gli allora amministratori ortesi abbiano intascato tangenti versate dai costruttori durante il sacco della città. Insomma a detta di Orlando Lucariello, principale accusatore dell’ex sindaco ortese, condannato anche grazie alle sue dichiarazioni a 8 anni di carcere per camorra, del “sistema Brancaccio” facevano parte tutti. Le dichiarazioni di Lucariello sono supportate anche da quelle riferite da altri pentiti dei Casalesi gli agli inquirenti.

Anche gli altri due pentiti dei Casalesi Luigi D’Ambrosio e Roberto Vargas mettono in luce l’intreccio tra camorra e imprenditoria. Il primo chiama in causa in particolare la Capuano Costruzioni, amministrata dall’ex assessore Lina Capuano. Vargas invece descrive il ruolo del clan Mallardo di Giugliano negli anni del cemento. E svela i legami tra la cosca e gli imprenditori Aprovitola. Le ditte dei due fratelli sono quelle che hanno fatto i maggiori affari durante il boom edilizio. Ovviamente tra i Casalesi e i Mallardo c’era un patto malavitoso per la spartizione dei lavori.

Parafrasando Shakespeare “c’era del marcio ad Orta di Atella”. Che si era diffuso a tutti livelli. Oggi ci sono ancora mele marce in politica e nella amministrazione comunale? Beh, le carte giudiziarie non lasciano dubbi. Ci sono. Eccome.

Mario De Michele

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui