Adesso il gioco si fa duro. E pericoloso. Quindi bisogna unire le forze. Il mondo politico, associativo e la cittadinanza attiva di Casapesenna devono collocarsi tutti dalla stessa parte della barricata. Quella della legalità. Dando un’occhiata al Piano urbanistico comunale approvato dall’amministrazione griffata Marcello De Rosa ci è balzato gli occhi il cambio di destinazione d’uso di un terreno. Il fondo di circa 4mila metri quadrati da edificabile (zona B) è diventato zona standard per la realizzazione di un’area verde attrezzata. Bene. Anzi benissimo direte voi. Ci associamo. Ma c’è un ma. Ed è qui che scatta l’allarme. Non si tratta di un terreno qualsiasi. È quello ubicato in via Don Peppe Diana di proprietà di Antonio e Giacomo Iovine, parenti del superboss dei Casalesi, oggi pentito, Antonio Iovine “o’ ninno”. Per capirci meglio il terreno si trova di fronte all’immobile confiscato a capoclan Michele Zagaria che ospita da qualche anno la sede di Libera. L’area (il fondo degli Iovine e l’edificio degli Zagaria) inizialmente facevano parte di un’unica particella catastale. Non è escluso che i due gruppi camorristici si fossero divisi la zona per fare affari edilizi d’oro ognuno per conto proprio. Fatto sta che il terreno degli Iovine in base al Prg approvato nel 2001 dall’allora amministrazione guidata da Fortunato Zagaria ricadeva in una zona residenziale.
Dopo la confisca del bene appartenente agli Zagaria da un’unica particella l’area in via Don Diana fu sdoppiata in due lotti autonomi. E come già detto quello di proprietà dei parenti del “ninno” ricadevano in su un’area edificabile. Dall’entrata in vigore del Puc varato da De Rosa e company il terreno diventerà un’area verde. Se la zona dove insiste il fondo fosse rimasta residenziale avrebbe avuto un valore di mercato di circa 150 euro al mq, cioè di circa 600mila euro che sarebbero diventati 3 milioni di euro con l’eventuale edi immobili. In base al Puc invece il terreno vale 30mila euro (7,5 eruo al mq). In altre parole la famiglia Iovine ha dubito un danno economico enorme.
Sappiamo bene che quando si toccano i soldi non mancano brutte sorprese e reazioni scomposte, per usare un eufemismo. Quindi bisogna unire le forze. La battaglia per la legalità non ha colori politici. È una battaglia di civiltà per la rinascita del territorio. Va combattuta con il contributo di tutte le persone perbene. Nessuno escluso.
Mario De Michele