Più che un agriturismo sembra un albergo “mordi e fuggi”. Un motel ad ore. L’insegna è tutto un programma: “La Sosta h24”. Tutti, proprio tutti, dicono che è un hotel per l’amore a tempo. Ma sull’utilizzo stanno indagando i carabinieri. Quello su cui non si discute è che la struttura di proprietà della società agricola “Agribio” sulla strada provinciale di Teverola, nei pressi del centro commerciale Medì, presenta una lunga serie di gravissime difformità urbanistiche. Sono emerse come il sole ad agosto nel corso del sopralluogo effettuato dalla polizia municipale e dall’Utc. Nei guai è finito il 29enne Pietro Chianese, amministratore della società. Apriamo una parentesi doverosa. È il cognato del sindaco di Aversa Alfonso Golia, ma il primo cittadino normanno non c’entra nulla in questa vicenda (ci mettiamo 20 mani sul fuoco) non c’entrerà mai nulla in fatti illegali. Non è nelle sue corde. Non esiste. E neppure se dovesse impazzire per un’improvvisa patologia mentale potrebbe mai commettere un reato. Ripetiamo, non esiste. Se qualcuno vuole strumentalizzare o speculare politicamente o in qualsiasi altro modo su una vicenda che riguarda un suo parente sarebbe una vergogna. Uno schifo. Una porcheria. In base alle risultanze accertate sul posto dai vigili urbani e dai tecnici comunali e sulla scorta di riscontri documentali, Raffaele De Rosa, responsabile dell’Utc, ha adottato l’ordinanza di demolizione delle opere abusive e di ripristino dello stato dei luoghi (nelle foto in basso). Contestualmente è stata disposta anche la chiusura della struttura.
La vicenda affonda le sue radici nel 2015. La “Agribio” ottiene un permesso di costruire una struttura per fini agrituristici. Negli anni la società ottiene il via libera a delle varianti al progetto con annesse e connesse Scia (segnalazione certificata inizio attività). Fino alla fine del 2018 tutto fila liscio. Ma nel novembre di quell’anno arriva presso gli uffici comunali un dettagliato esposto che segnala un’infinita scia… di irregolarità. Nonostante l’esposto e a fronte di un utilizzo sospetto della struttura, aperta circa due anni e mezzo fa, ai vertici dell’Utc non passa nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea di disporre un sopralluogo. Solo con l’approdo dell’architetto De Rosa alla guida dell’ufficio le polverose carte vengono tirate fuori dai cassetti e si procede a prendere di petto il problema. Consentiteci una domanda: ma in passato i capi dell’Utc e il responsabile Suap (Sportello unico attività produttive) dov’erano? E gli amministratori locali? Forse erano in altre faccende affaccendati.
Torniamo all’ordinanza di abbattimento. E vediamo da che nasce. Una parte del piano terra del corpo B da porticato è diventato “reception”. Un’altra ala è stata destinata, a prima vista, ad un albergo con dieci stanze doppie di 23 mq ciascuna e tutte munite di servizi igienici. L’ultimo vano del piano terra (41 mq), che in base al progetto doveva essere adibito a deposito, è stato trasformato in vano residenziale. Sempre al piano terra è stato realizzato un manufatto completamente abusivo. Il tutto con un cospicuo aumento di volumetria. Una nota di colore. Durante il sopralluogo al piano terra ai tecnici e ai vigili non è possibile accedere all’interno di una delle stanze. Un dipendente della struttura ha detto che in quel momento era occupata da ospiti. Che tipo di ospiti? Speriamo che non scoppi anche un caso di corna. Il primo piano del corpo B è composto da 11 stanze sempre tutte munite di wc. Sul lato est del primo piano una parte di pergolato, in violazione del progetto presentato, è stato coperto con una tettoia a falde inclinate di 48 mq. Un altro evidente indizio che fa pensare ad un uso improprio dell’area è l’assenza di attrezzatura agricola, oltre che di un alloggio residenziale per il proprietario e i dipendenti. Per non parlare dei fondi: tutt i terreni non coltivati. Nel deposito rinvenuta una lavanderia piena di asciugamani e carta igienica. Facendo un calcolo approssimativo, ma molto vicino al vero, la struttura è passata da 24 stanze singole a 48 camere doppie. I proprietari avrebbero dovuto cambiare l’insegna. Non più “La Sosta h24” ma “La Sosta h48” con tanto di fornitura ai clienti di prodotti energizzanti e bevande reidratanti. Ma repetita iuvant, mettere in mezzo in questa vicenda il sindaco Golia è sciacallaggio. I delinquenti della politica sono altri. Volti noti. Quelli che a Teverola stanno dietro questo scandalo sono altri. E verranno presto smascherati. Mario De Michele
Mario De Michele
CLICCA QUI PER LEGGERE L’ORDINANZA DI CHIUSURA
LEGGI ORDINANZA DI ABBATTIMENTO E DI SEQUESTRO L’ORDINANZA DI ABBATTIMENTO