I fratelli Cuono, Giovanni e Salvatore Pellini non hanno mostrato alcun segno di ravvedimento, come stabilito dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli, e per questo devono finire di scontare la loro pena in carcere. Il loro avvocato, Lucio Majorano, ha fatto sapere che Giovanni e Cuono si sono costituiti presso il carcere di Arienzo, mentre Giovanni in quello di Santa Maria Capua Vetere.

È una storia che fa accapponare la pelle quella dei tre fratelli re della monnezza di Acerra. Condannati in via definitiva per disastro ambientale, un anno e mezzo fa avevano ottenuto, per effetto dell’indulto, di poter tornare a casa dai loro familiari da uomini liberi. Una scarcerazione che provocò una forte indignazione, espressa anche dal vescovo di Acerra: “la liberazione dei Pellini è un’umiliazione che favorisce certi comportamenti”. Ma non fu l’unico ad alzare le barricate, anche gli ambientalisti Vincenzo Petrella, Valerio Montesarchio ed Alessandro Cannavacciuolo che per anni si sono battuti e manifestato più volte per dimostrare la colpevolezza dei Pellini hanno espresso il loro disappunto: “durante il procedimento abbiamo trasmesso al tribunale una documentazione che prova che i Pellini sono ancora coinvolti nel business dei rifiuti e che non hanno provveduto a riparare i danni commessi”. Proprio Cannavacciuolo stamattina ha pubblicato un post su facebook, riprendendo la notizia del Mattino: “Ai Re Mida dei rifiuti in terra dei fuochi viene respinta la richiesta di beneficiare della pena alternativa alla detenzione. NESSUN BENEFICIO ALL’ECOMAFIA. Una decisione che restituisce una forma di giustizia alla nostra terra, ai martiri di cancro e alle loro famiglie che hanno dovuto sopportare il sacrificio della vita per mano di un sistema criminale di gestione dei rifiuti dietro la quale si celavano collusioni, corruzione e movimenti di centinaia di miglia di milioni di euro. Nulla potrà mai colmare il dolore inflitto da questi soggetti ma con oggi si aggiunge un ulteriore tassello a quella battaglia di giustizia e di rivendicazione del diritto alla vita. L’impegno e la dedizione non si fermeranno qui, l’attività di denuncia, il coraggio della battaglia andranno oltre questa decisione, oltre questo giorno, che non rappresenta semplicemente un punto di arrivo ma il punto di partenza per il riscatto della nostra terra e della sua gente”.

 

 

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