A prima vista sembra un cerchio disegnato col compasso. Si chiude alla perfezione. Senza una sbavatura. Collocando via via tutti i tasselli al posto giusto dal caso dello stadio comunale di Succivo, sollevato da Campania Notizie, prende forma un puzzle complesso che però scavando a fondo ruota attorno a pochi nomi. Sempre gli stessi. Una girandola che avrebbe dovuto insospettire non solo noi ma soprattutto gli amministratori locali. Sul piano degli intrecci familiari abbiamo fatto un’altra clamorosa “scoperta”. Salvatore Papa, allora assessore ai Lavori pubblici (oggi vicesindaco della giunta di Gianni Colella), che si occupò dell’appalto di un milione e 200mila euro per il restyling del campo sportivo e del bando per la gestione a terzi della struttura, è il cognato di un volto notissimo sia del mondo del calcio sia delle cronache giudiziarie. Si tratta di Michele Aletta, attuale direttore sportivo del Villa Literno, ex dirigente del Comprensorio Atellano, poi presidente della Real Ortese, coinvolto in un importante processo per camorra. A scanso di equivoci precisiamo subito che è stato assolto in primo grado. Ma è altrettanto doveroso rimarcare che la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha presentato opposizione in Appello contro l’assoluzione. Con fascicoli alla mano alti come le piramidi il pm Fabrizio Vanorio chiese ai danni di Aletta 12 anni di reclusione per associazione camorristica. Il cognato del vicesindaco Papa fu arrestato il 15 settembre 2015 assieme ad altri 43 esponenti ritenuti legati al clan Russo. Le accuse contestate a vario titolo agli arrestati erano: associazione camorristica, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza e riciclaggio, tutti aggravati dalla finalità mafiosa.
L’indagine riguardava le attività criminali del gruppo Schiavone-Russo dei Casalesi, capeggiato dal superboss Francesco Schiavone “Sandokan” e dal suo braccio destro Giuseppe Russo “O Padrino”. Il 27 febbraio 2019 Aletta fu assolto. Sentenza che suscitò in molti ambienti sorpresa e scalpore. Staremo a vedere come si concluderà l’Appello. Per ora il dirigente di calcio è una persona innocente. Ma al netto della sua vicenda giudiziaria balza agli occhi che la stretta parentela del vicesindaco Papa con Aletta (quest’ultimo ha sposato la sorella) si aggiunge alla miriade di strane coincidenze che hanno accompagnato gli iter tecnico-burocratici della gara d’appalto milionaria per rifare lo stadio e del bando per l’affidamento ai privati del campo di calcio. Due procedimenti che si intrecciano proprio per la ridda di nomi di amministratori locali, imprenditori e associazioni sportive. E di quelli dei loro parenti strettissimi. Sempre gli stessi.
Ricomponiamo il puzzle. La società che all’inizio del 2019 ha vinto l’appalto da un milione e mezzo di euro è della famiglia di Anna Russo, all’epoca assessore allo Sport, revocata solo lo scorso 4 novembre. Sulla gara d’appalto nulla da dire. È un’altra coincidenza. I Russo sono costruttori esperti. Fanno gli imprenditori dai tempi del boom edilizio ad Orta di Atella, sotto l’era Brancaccio. E fecero già allora affari d’oro. Se è per questo anche Aletta aveva cordiali rapporti con il sindaco orese dell’epoca Brancaccio, attualmente in cella per 416 bis. Gara a parte, quello che è indecente è l’iter per l’affidamento a terzi della gestione della struttura. Chi ha vinto la gara? La ditta individuale di Gennaro Dell’Aversana. Pochi giorni prima del bando diventa anche il presidente dell’Asd Sporting Atellana. Prima di lui il dominus della società sportiva era Salvatore Russo, fratello dell’assessore allo Sport. Ha fatto un (finto) passo indietro solo poco prima della partecipazione di Dell’Aversana alla gara per la gestione dello stadio. Il 5 novembre del 2018 viene pubblicato il bando per la procedura di concessione per 5 anni del campo sportivo. Vince Gennaro Dell’Aversana, unico partecipante.
Trattandosi dell’affidamento dello stadio la ditta aggiudicatrice doveva possedere dei “titoli sportivi”. Quella di Gennaro Dell’Aversana non ne ha. E quindi si avvale dell’Asd Sporting Atellana da lui stesso presieduta sulla carta. In base alla dichiarazione protocollata da Dell’Aversana fa parte del direttivo dell’Asd Sporting Atellana Roberto Papa, ex calciatore di Serie A. Papa? Papa? Papa chi? Come chi? È il cugino di Salvatore Papa, lo stesso che allora era assessore ai Lavori pubblici e oggi è vicesindaco. Con tutti questi “Papi” il Conclave non può che essere pieno di cardinali, tutti legati da un vincolo familiare. Roberto Papa, non solo è cugino del vicesindaco Salvatore Papa, ma è anche parente di Gennaro dell’Aversana (ha sposato la cugina). Ed ecco il ricorrente vortice degli stessi cognomi che girano come una trottola.
Nell’elenco dei nomi si aggiunge quello di Michele Aletta. Per carità, il cognato dell’allora assessore ai Lavori pubblici all’apparenza non c’entra nulla. È solo un’altra coincidenza che sia imparentato con il componente della giunta che ha indicato l’indirizzo politico per la gestione dello stadio ai privati. Privati che guadagneranno circa 150mila euro annui. Moltiplicati per i 5 anni di affidamento si tocca quota 750mila euro. E come diceva Totò “è la somma che fa il totale”. Non vogliamo alimentare sospetti. Per Aletta, ahilui, nessun introito. È solo uno che da oltre 30 anni arrotonda il suo stipendio di lsu del Comune di Succivo occupandosi di calcio. Meriti acquisiti sul campo…
Mario De Michele
P.S. Egregio signor Michele Aletta, una cortesia: se non dovesse gradire il contenuto dell’articolo, magari perché è abituato a un linguaggio più forbito e aulico, non trasferisca le sue garbate rimostranze a mio padre, dirigente del Real Agro Aversa, squadra che milita nello stesso girone (A) e categoria (Promozione) del Villa Literno. Mi raccomando, illustrissimo signor Aletta, gli stia alla larga. E con il suo proverbiale bon ton si rivolga direttamente alla redazione di Campania Notizie. Ecco l’indirizzo email: direttore@campanianotizie.com. In alternativa impugni pure le armi della smentita o della querela. Non usi armi scorrette. Rovinerebbe la sua reputazione. E sarebbe un peccato imperdonabile sia per un tribunale divino che terreno. Non verrebbe assolto. Stavolta.