CASERTA – In occasione della visita a Caserta del Ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo, i rappresentanti Sindacali di CGIL CISL e UIL di Caserta, pur desiderando avere con lui un incontro ravvicinato, per potergli illustrare la drammatica situazione scolastica provinciale, soprattutto in merito alla dispersione scolastica e all’abbandono, hanno preparato un documento congiunto in cui hanno descritto tutte le loro perplessità sul tema e l’hanno consegnato al ministro, in considerazione dei tempi ristretti destinati alle varie attività previste dal programma e per non sottrarre tempo agli studenti. Nel documento si evidenzia che in Italia quasi la metà della popolazione è ferma alla licenzia media, come attesta l’Istat, nella rapporto “Cento statistiche per il Paese”.
Nel 2007 il 48,2% della popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni aveva conseguito come titolo di studio più elevato solo la licenza di scuola media inferiore. Nel contesto europeo l’Italia presenta al 2006 un valore dell’indicatore pari al 48,7%, che posiziona il nostro Paese in fondo alla graduatoria insieme a Spagna, Portogallo e Malta. A Caserta questo dato è accompagnato da una crescita dell’analfabetismo di ritorno: il 45 % degli adulti in età lavorativa non sa leggere e decodificare un testo breve! Per il Mezzogiorno l’Istat aveva già rilevato un peggioramento: dal 2004 al 2007 le regioni del Sud hanno visto aumentare la popolazione in possesso della sola licenza media di 2,4 punti percentuali. Anche in questo si distingue Caserta presentando un maggior numero di abitanti fermi agli studi di scuola media inferiore, con quote intorno al 40-50%. Nel nostro Paese rimane elevato anche il tasso di abbandono scolastico: nell’anno scolastico 2005/06 la quota di giovani che ha lasciato gli studi al primo anno delle superiori, senza completare dunque l’obbligo formativo, è dell’11,1%. Forti – ancora una volta – i differenziali territoriali: è il Friuli-Venezia Giulia la regione con la quota di abbandoni più contenuta (6,2%) mentre i valori più elevati si rilevano in Sicilia e in Campania, dove rispettivamente 15 e 14 studenti su 100 non completano il percorso. Anche a Caserta questo dato, non più monitorato dall’amministrazione che ha avuto uno specifico progetto fino al 2007, mostra elementi di preoccupazione raggiungendo valori anche del 15% negli istituti professionali. Se dunque si era rilevata una sensibile diminuzione dal 2000 al 2005, il valore è tornato a crescere dal 2006 in poi. Rimane però bassa la percentuale di diplomati, inferiore all’80 %, e di particolare gravità il dato di coloro che si iscrivono all’università: 4 giovani su 10 diplomati (41,2%). Mentre quella che si mantiene costantemente bassa è la spesa per l’istruzione: nel 2005, rileva l’Istat, l’incidenza di questa voce sul Pil era pari al 4,4%, ampiamente al di sotto della media dell’Ue27 che era del 5,1% nel 2004. Non ha giovato a questa situazione la riduzione violenta degli organici operata dal 2008 in poi, prima con la soppressione delle quote perequative nelle aree a rischio (circa 200 unità per Caserta, rappresentavano un presidio importante per le azioni di pre- scolarizzazione e supporto al recupero scolastico in aree particolarmente difficili), poi con la legge 133 del 2008 che ha ridotto gli organici a Caserta di circa 3500-4000 posti docenti e 1200-1500 ATA. Ora abbiamo una scuola primaria diventata residuale rispetto a quella paritaria, una scuola secondaria con casi in cui non si riesce ad effettuare le attività laboratoriali per mancanza di assistenti tecnici , un sistema di istruzione professionale che ancora non ha la necessaria programmazione regionale. Ovviamente la possibilità di ottemperare all’obbligo scolastico anche con l’apprendistato, ha messo fuori controllo il futuro di tanti 15enni che ora sfuggono alle statistiche dell’evasione. La scuola casertana necessita di interventi rapidi e soprattutto di investimenti volti a ripristinare quelle azioni specifiche in relazione alle difficoltà del territorio, ma anche e soprattutto ad aumentare tempo scuola e qualità dell’offerta formativa: è assurdo risparmiare 100 posti di insegnante nella scuola primaria che potrebbero ripristinare il tempo pieno nella nostra provincia, ormai azzerato (4%) e di fatto smantellare il patrimonio di professionalità della scuola pubblica, cosi come è un vero spreco di risorse lasciare vuoti i laboratori dequalificando l’istruzione tecnica e professionale. E per concludere, nel documento c’è un riferimento all’ultimo “delitto” operato dall’amministrazione scolastica in tema di educazione per gli adulti: nel 2010/2011 è iniziato lo smantellamenti dei corsi serali, allontanando dai cicli di istruzione e formazione un migliaio di adulti che intendevano ancora investire sul loro futuro e su quello di questa provincia con tassi di disoccupazione intorno al 30%.