Riscuoteva nella propria azienda di calcestruzzo il pizzo per conto del clan Belforte di Marcianise, tanto che più di una volta gli imprenditori che dovevano pagare la tangente si rivolgevano a lui per incontrare gli affiliati della cosca e «mettersi a posto». Per Angelo Pontillo, imprenditore 59enne di Capodrise, già condannato per collusione con i Belforte (12 anni in primo grado con riduzione in appello e processo tuttora in Cassazione), è così scattata la confisca dei beni per un valore di sei milioni di euro, disposta dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ed eseguito dagli investigatori della Direzione investigativa antimafia. Il provvedimento ha riguardato due quote societarie (si tratta di imprese operanti nel settore immobiliare e della lavorazione e commercializzazione del calcestruzzo), beni immobili (34 fabbricati e 2 terreni) ubicati nella provincia di Caserta, nonché rapporti finanziari. Dalle indagini sull’attività di Pontillo, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, è emerso che l’imprenditore aveva ideato assieme ai fratelli Minutolo, altri imprenditori collusi il cui patrimonio è stato sequestrato nel novembre scorso, un sistema ben rodato di riscossione delle tangenti, che avveniva mediante sovrafatturazione degli importi dovuti, gonfiando i costi rispetto alle effettive forniture, oppure attraverso l’organizzazione di incontri tra le vittime e gli uomini del clan Pontillo e i Minutolo. Per questa attività al servizio del clan, erano definiti «le spie del pizzo».

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