Proseguono senza sosta le indagini dei carabinieri della Compagnia di Aversa sulla morte di Vincenzo Nave, morto folgorato il 2 luglio in via Campostrino a Cesa, nel Casertano. Il 33enne, originario di Giugliano, è morto sul colpo mentre si trovava su un’impalcatura a seguito quasi certamente di una scossa elettrica. L’operaio era impegnato in alcuni lavori di tinteggiatura all’esterno di un’abitazione privata. Dai primi rilievi e dagli accertamenti in corso la causa della tragica scomparsa del giovane è riconducibile con ogni probabilità al malfunzionamento dell’impianto elettrico dell’immobile. Ricostruiamo la vicenda. Qualche giorno prima il proprietario della casa nota una preoccupante propagazione di energia sull’inferriata perimetrale dello stabile e immediatamente chiede l’intervento dell’Enel. I tecnici della società elettrica lo effettuano e dicono di aver risolto il problema. Ma non è così. Infatti il 2 luglio è lo stesso Vincenzo Nave ad avvertire una piccola scossa poco prima di iniziare i lavori. Lo comunica al proprietario dell’abitazione, il quale allerta nuovamente e con prontezza l’Enel.

Sul posto si recano altri tecnici. Sistemano alcuni punti dell’impianto e tranquillizzano il padrone di casa: “È tutto a posto, non c’è nessun rischio, l’impianto elettrico funziona bene”. Dopo un’oretta Nave mette mano alla pitturazione dell’immobile. Sale sul trabattello ma alla prima pennellata inizia a tremare come colto da una fortissima scossa elettrica (lo nota un altro lavoratore che è con lui) e stramazza al suolo senza vita. Ci sarebbe un altro elemento che rafforza l’ipotesi della morte per folgorazione. Le persone che hanno prestato i primi soccorsi hanno notato sul braccio destro della vittima i segni evidenti di una scossa elettrica. In particolare la mano aveva un colorito bluastro. A dire l’ultima parola sulle cause del decesso sarà l’autopsia. Se Vincenzo, che ha lasciato la moglie originaria di Cesa e una figlia, dovesse essere morto per una scossa elettrica allora emergerebbe una gravissima e inaccettabile responsabilità dell’Enel. Che altro doveva fare il proprietario dell’abitazione oltre ad allertare la società energetica per ben due volte?

Intanto l’azione strumentale dell’opposizione non si ferma neppure di fronte alle tragedie. I consiglieri di minoranza Ernesto Ferrante, Raffaele Bencivenga, Amelia Bortone, Carmine Alma e Luigi De Angelis hanno chiesto all’ufficio tecnico una verifica urgente all’impianto elettrico presente su tutto il territorio comunale con la messa in sicurezza di cavi elettrici su edifici e strade. “La sola manutenzione effettuata sull’impianto di pubblica illuminazione – recita un passo del documento – non è, di fatto, più sufficiente, anche alla luce del tragico episodio che ha portato alla morte di un giovane operaio. Sempre più spesso, le strade del territorio cittadino vivono condizioni di illuminazione pubblica assente, a causa di malfunzionamenti degli impiantii testimoniati ampiamente dalle segnalazioni dei nostri concittadini. Si riscontrano, sulle strade principali e periferiche, cavi di illuminazione pubblica in uno stato di precaria stabilità. È uno stato che potrebbe determinare pericoli per la pubblica incolumità. L’adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione e la verifica, congiunta con uffici e autorità, ridurrebbe (opposizione ciucciarella, il predicato è “ridurrebbero” perché il verbo concorda al plurale, ndr) il rischio d’incidenti per i cittadini, oltre ad aumentare la sensazione di sicurezza”.

Egregi Ferrante, Bencivenga, Bortone, Alma e De Angelis non provate un po’ di vergogna? A quanto pare no. Adesso basta. Risparmiate ai cittadini di Cesa lo spettacolo ignobile di politici e candidati senza scrupoli che per un pugno di voti non hanno rispetto nemmeno della morte.

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