AVERSA – La ricetta è tanto semplice quanto potenzialmente efficace. Cambiare i propri stili di vita per far fronte alla crisi. È la filosofia di base del cosiddetto “Transition Town”, movimento culturale nato circa sette anni fa in Irlanda
per fornire un’alternativa ai crescenti problemi connessi al riscaldamento globale e al picco del petrolio. L’enorme consumo di petrolio, ritenuta per troppi anni una fonte energetica illimitata, e l’adozione del PIL come misura dello stato di salute di una nazione, rappresentano secondo i fautori delle “Città in Transizione” gli anelli principali di modelli di consumo che hanno portato soprattutto nel secondo dopoguerra a vivere rigorosamente oltre le nostre reali esigenze. Modelli che oggi stanno chiedendo un conto molto salato nel quale a farla da padrone è la voce di un indebitamento giunto a livelli tali da mettere in ginocchio l’economia di diversi Paesi europei (Italia compresa – ndr) e che diffonde ben poca tranquillità anche oltreoceano. Una crisi che oggi richiede soluzioni alternative ai soliti palliativi proposti dai Governi e che passa necessariamente, non attraverso l’introduzione dell’ennesima tassa per quadrare i conti della nazione, ma attraverso strategie per far quadrare i propri conti. Le “Città in transizione” infatti intendono rispondere all’economia globale con il ritorno alla cosiddetta economia di prossimità. Scambio di prodotti cosiddetti a chilometri zero in modo da abbattere l’enorme consumo di carburanti derivante dal trasporto su gomma delle merci, prodotti provenienti dal proprio orto o da orti inseriti in un circuito di prossimità che ne garantisce il tipo e la qualità della produzione. Input che sulla scia dell’esempio irlandese, qualche anno fa sono stati introdotti anche in Italia dal comune di Monteveglio, piccola cittadina in provincia di Bologna che grazie a precise azioni amministrative per prima ha cercato di dimostrare come la politica e il processo di transizione possano dialogare efficacemente lavorando per raggiungere obiettivi condivisi nell’interesse della comunità. Dimostrazione che si insegue oggi anche in Terra di Lavoro laddove, grazie al lavoro dello storico gruppo di acquisto solidale (GAS) aversano denominato “La Tavola Rotonda”, promotori di un ciclo di incontri denominato “Aversa Città in Transizione”, si sta lentamente portando il concetto di transizione fuori dalle solite nicchie degli addetti al settore per occupare spazi sempre più ampi nel dibattito politico-economico dell’agro. Tra le numerose iniziative attivate nelle ultime settimane, e in un quadro più ampio che risponde ai canoni della cosiddetta “Decrescita Felice”, spicca il corso di “Agricoltura sinergica” che il sodalizio normanno ha organizzato in collaborazione con la sezione aversana del WWF per diffondere la cultura di un concetto di agricoltura semisconosciuto, che supera di gran lunga non solo il cosiddetto biodinamico, ma anche il più celebre biologico. Obiettivo sinergico è il ripristino delle naturali proprietà fisico-chimiche dei terreni da raggiungere rigorosamente senza ricorrere ad alcun tipo di fertilizzante di qualsiasi natura, e limitando il movimento di terreno alla sola realizzazione dei cosiddetti bancali ossia, cumuli di terreno destinati ad accogliere le colture rigorosamente variegate, per limitare gli episodi di monocoltura ai quali è riconducibile il proliferare di un solo tipo di parassita contro il quale si è costretti a ricorrere ciclicamente con l’uso di pesticidi. Progetto attualmente avviato nel comune di San Tammaro che ha già restituito i primi piccoli raccolti di prodotti sinergici destinati non al commercio ma al consumo privato. Esperimento da qualche settimana attivo anche ad Aversa nell’orto della sede del GAS aversano di via degli Anemoni (foto), sul quale proprio lo scorso fine settimana il nutrito gruppo di partecipanti al corso ha avuto modo di prendere dimestichezza con le operazioni che entro qualche settimane interesseranno un nuovo terreno reso disponibile anch’esso nelle vicinanze della sede del GAS. Strategie quelle proposte dal “Transition Town” per incoraggiare la ricerca di metodi per ridurre l’utilizzo di energia ed incrementare la propria autonomia a tutti i livelli.
Vincenzo Viglione – Foto: Alessandro Santulli